Le migrazioni nel Sahel sono “una forma di Colpo di Stato che cambia il sistema”

Parla padre Mauro Armanino da Niamey

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«Variegate le manifestazioni di appoggio ai golpisti, il presidio permanente alla zona deve sono stazionati i militari francesi, il nuovo governo installato e le bandiere nazionali esibite da tassisti e incauti motociclisti.

Ai lontani confini del Paese  permangono le frontiere chiuse a persone e mercanzie».

E’ Mauro Armanino, missionario SMA a Niamey, a raccontare in questo scritto, la condizione del Niger a più di un mese dal golpe militare.

«Detenuto da allora al suo domicilio il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale.

Dal golpe migrante ai migranti del golpe che si realizza nell’invisibile presenza e transito degli ‘esodanti o avventurieri’, come si dice qui».

I Colpi di Stato hanno riguardato in questi anni «il Mali, il Burkina Faso e, ultimo arrivato per ora, Il Niger», attraversato da questo sovvertimento senza darlo troppo a vedere.

«C’è da prender atto che – dice Armanino – nell’apparente banalità del viaggio, il  più efficace golpe dell’umana avventura, è costituito dalle migrazioni.

Folli imprese dove si rischia l’esistente per l’incertezza di un futuro immaginato differente. Per raggiungerlo si soffre e si rimpiange quanto si è lasciato.

In effetti ogni migrazione infligge, a suo modo, un colpo di stato fatale al sistema».

Le frontiere, le culture e le identità «si spostano grazie a persone, storie e progetti di vita che sfidano in permanenza l’ordine (o il disordine) stabilito».

«Migra soprattutto il lavoro perduto, i soldi che non bastano, il cibo fattosi raro, i salari occasionali e i prezzi in aumento dei generi alimentari.

Migrano le ong limitate nell’azione umanitaria, gli imprenditori di violenza armata che operano dove si offrono prospettive di occupazione e migrano i sogni che passano la frontiera con la piroga.

Migrano i sogni di un’altra società possibile e gli ideali di un mondo in procinto di nascere da quello antico».