In Sudan escalation di guerra, ad Omdurman si rischia ancora sotto le bombe

Facebooktwitterlinkedinmail

«Con una drammatica escalation nella guerra tra militari e paramilitari in Sudan, la mia famiglia ha dovuto seppellire mia nonna di 84 anni mentre i proiettili volavano sopra le loro teste nel cimitero di Omdurman, appena attraversato il Nilo da Khartoum».

Il racconto agghiacciante (ma praticamente la normalità in Sudan) è di Zeinab Mohammed Salih, una giornalista sudanese che scrive per il sito della BBC.

La donna racconta che «sua nonna era diabetica ma non potevamo in nessun modo portarla in ospedale per i trattamenti perchè Omdurman – dove ancora vivono milioni di persone, nonostante l’esodo di massa dalla città oggetto del contendere- possiede un solo ospedale poichè gli altri sono stati “dirottati” dai combattenti» ed usati per altri scopi.

«La Città Vecchia di Omdurman è malamente colpita dal conflitto poichè l’esercito e le Rapid Support Forces combattono costantemente per il controllo dei ponti che collegano Khartoum alla città di Bahri».

Questa storia racconta quanto il conflitto in Sudan sia lontano dall’estinguersi, ed anzi, quella appena trascorsa è stata la settimana più sanguinosa ida quando, 5 mesi fa è scoppiata la guerra tra i due generali in competizione per le risorse, la terra e il potere.

Gli sfollati interni sono oltre quattro milioni secondo l’Organizzazione internazionale dei migranti e oltre un milione e 130mila sono i profughi scappati nei paesi confinanti che, secondo l’Unhcr.