Oltre la notizia: la stampa missionaria, un tesoro da valorizzare

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L’informazione missionaria è molto cambiata in questi anni, ma resta una delle voci più autorevoli nel panorama editoriale sul Sud del mondo.

Se le news e gli approfondimenti da Africa e Asia scarseggiano sulla stampa mainstream, sono invece centrali su quella di natura missionaria, ma come fare a valorizzare questo patrimonio?

Se ne è parlato oggi al festival della missione con Anna Pozzi, giornalista di Mondo e Missione che ha coordinato un panel di giornalisti e comunicatori.

Gianni Borsa, cronista del Sir e direttore di Popoli e Missione ha fatto notare che: “nei media missionari troviamo parole come solidarietà, piccoli, silenzio, storie che ci portano nel vivo di una comunità.

Possiamo avere notizie, foto, video fresche che arrivano da tutte le parti del mondo e non si può non considerare la trasformazione tecnologica che è intervenuta”, ha aggiunto.

Lo scorso anno sui giornali nazionali le cronache dagli Esteri occupavano appena il 30% delle informazioni ma la copertura si riferiva per lo più all’Europa.

Tra le hard news c’erano tematiche correlate all’Afghanistan e al covid ma non all’Africa. Perchè?

Spiega Nello Scavo, giornalista di Avvenire che “il lavoro nelle testate giornalistiche è cambiato molto”.

“Io non ho una ricetta su questo – dice – ma penso che ci siano alcune soluzioni: la guerra in Ucraina ci ha messo di fronte ad un  dato di fatto: cosa sarebbe successo senza giornalisti sul posto? I crimini avvengono laddove non ci sono i giornalisti”.

Però, dice Scavo, “questo tipo di giornalismo costa un sacco di soldi” ed è il motivo per cui è sempre più raro.

Fabrizio Gatti, oggi direttore di Today.it concorda:

“ho lasciato l’Espresso e il mio compito è ora portare le storie delle periferie sulle testate nazionali. Mi sono specializzato sulle migrazioni, per farlo mi sono finto diventato kosovaro, moldavo”.

Il giornalismo missionario ha anche il merito di valorizzare le fonti, di portare il lettore direttamente sul posto, di indagare storie vere e mai banali nei luoghi dove i missionari vivono e operano. Un patrimonio da valorizzare in un mondo mediatico in grande trasformazione.