Come il loto, la speranza fiorisce ancora in Cambogia

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La Comunità delle Missionarie Laiche opera in Cambogia dal 1996. Si occupa dei più bisognosi, dei bambini ma anche della convivenza tra etnie diverse nel Centro sociale “Maria Madre della Pace” di Kompong Chhnang.

La stagione dei fiori di loto è oramai alla fine in Cambogia. All’arrivo del gran caldo (quando da noi inizia l’autunno) termina la fioritura del loto, simbolo del Paese e allegoria di illuminazione e purezza per il buddismo.

In alcune fattorie non lontane da Angkor Wat, il meraviglioso tempio Khmer, i fiori sono utilizzati per produrre un bellissimo tessuto eco friendly.

«Le distese dei fiori di loto sono gli scenari più belli ed emozionanti della Cambogia – racconta Antonella Marinoni della Comunità Missionarie Laiche (CML) -. Questo fiore vive in mezzo al fango, alla sporcizia, agli intrichi di foglie e di rami, sembra un miracolo che un fiore così bello possa trovare il suo humus in mezzo ad ambienti difficili ed acqua putrida.

Come esseri umani abbiamo tutti bisogno di una speranza di bellezza per superare le nostre piccole e grandi fragilità – continua la missionaria -, e per vivere in inferni come quelli in cui ha vissuto, a lungo, il popolo cambogiano».

Quattro anni è durato, infatti, il “regime del terrore” instaurato dai Khmer Rossi di Pol Pot (1975- 979), che nel suo folle progetto di creare una società comunista basata sull’agricoltura, fece uccidere o rinchiudere in campi di rieducazione medici, avvocati e chiunque avesse un titolo di studio, o magari portasse semplicemente degli occhiali, prova di un sicuro passato sui libri.

Cacciati i Khmer Rossi, seguirono dieci anni di occupazione vietnamita, che hanno lasciato nella società cambogiana gli strascichi di una difficile convivenza, con i bambini che ancora oggi si trovano a vivere sulla scia dei conflitti passati dai loro genitori e nonni.  (…)

(Questo articolo prosegue sul numero di Novembre di Popoli e Missione, in questi giorni in distribuzione).