«Il capo dell’esercito Burhan nel lungo discorso di ieri, che pare aver convinto molti, ha voluto giustificare il Colpo di Stato in Sudan dicendo che le Forze per la libertà e il cambiamento (ovvero la maggior piattaforma firmataria dell’accordo del 2019 con l’esercito ndr.) avevano reso la transizione impossibile».
Ed è per questo che l’esercito sarebbe “intervenuto” con un atto di forza.
A spiegarci le parole rivolte ieri in conferenza stampa dal generale golpista Burhan, è una fonte che parla da Khartoum e che per motivi di sicurezza vuol rimanere anonima.
La stessa conferma che in queste ore il primo ministro Abdulla Hamdok sarebbe stato rilasciato dai militari.
«A detta di Burhan, l’esercito più volte avrebbe chiesto al primo ministro di mediare con i civili» e di non attaccare i suoi membri, ma poichè questo non è avvenuto, i militari «si sarebbero visti costretti» ad agire.
E dunque ad effettuare quello che oramai il mondo intero chiama Colpo di Stato e che i militari chiamano ‘intervento’.
La posizione dei militari, dopo aver prelevato con la forza il primo ministro Hamdok nella notte del 24 ottobre e averlo portato in casa del generale Burhan, è infatti quella di negare l’evidenza del golpe, o quanto meno di volerne ridimensionare la portata.
Intanto a Khartoum nonostante il clima di tensione, si tenta di ‘normalizzare’ la crisi: «l’esercito sta invitando tutti a lavorare, e ha annunciato che l’aeroporto riaprirà già oggi pomeriggio – spiega la nostra fonte – le strade sono leggermente più trafficate e qualche negozio è stato riaperto».
Nel frattempo però la piattaforma civile che non si arrende alla violenza annuncia grosse manifestazioni per sabato 30 ottobre.