Cina e Santa Sede: il successo del dialogo ispiri l’Occidente

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Oggi solo un serrato dialogo tra Roma e Pechino ed uno “sforzo di comprensione reciproco” potrebbero sortire effetti positivi e duraturi sulla condizione dei cattolici in Cina. E sulle relazioni diplomatiche internazionali intercorse tra Pechino e l’Occidente.
Questa la sintesi del dibattito che si è  tenuto oggi all’Università Urbaniana di Roma, in occasione  della presentazione del libro di Rui Zhang: “La missione del primo Legato pontificio Maillard de Tournon. All’origine delle relazioni tra Santa Sede e Cina”, edito dell’Urbaniana University Press.
Ad intervenire, oltre a monsignor Bernard Ardura, Segretario del Pontificio comitato delle scienze storiche, il sinologo e giornalista Francesco Sisci, e il docente di Storia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Agostino Giovagnoli.
“Siamo in un momento storico di vera guerra fredda e il pericolo oggi non è tanto, o non solo, la questione dei cattolici in Cina ma il possibile allargamento della conflittualità esterna”, ha detto Sisci.
Tuttavia se è vero che i rapporti tra Usa e Cina sono tesi, è altrettanto vero che “la relazione tra Pechino e il Vaticano tiene, ed è oggi più importante che mai”.
L’analisi politica è stata stimolata dal commento al lavoro editoriale di Rui Zhang, docente all’East China Normal University di Shangai.
Nel volume appena pubblicato, frutto di sette anni di intenso lavoro, Zhang racconta come nel 1701 Papa Clemente XI decise di inviare, attraverso Propaganda Fide, un uomo di fiducia nella ‘Città Proibita’ per incontrare l’Imperatore Kangxi: si tratta di Tommaso Maillard de Tournon. Fu un incontro di dialogo e ascolto il loro, che dovette affrontare però diversi ostacoli.
L’esperienza di de Tournon a Pechino si concluse presto e fu per molti aspetti “fallimentare” ma lasciò il segno.
Una storia dall’esito “triste” che ha rappresentato però anche una grande lezione di vita per il futuro delle relazioni dilomatiche mondiali con la Cina.
Ha insegnato quanto sia importante la comprensione della cultura, della religione e degli aspetti legati a riti e tradizioni.
Per mantenere buoni rapporti è necessario “rinunciare al braccio di ferro”, ieri come oggi.
“Se guardiamo al contesto attuale, l’accordo tra Stato Pontificio e Cina del 2018 è stato quasi un miracolo”, ha aggiunto Giovagnoli.
Una vicenda inattesa ma non improvvisata, guidata con successo dall’intuizione di Papa Francesco.
Unanime la conclusione: in futuro, o Pechino e Roma continueranno a dialogare o non ci sarà progresso.
L’accordo diplomatico del 2018 con la Santa Sede, sostengono i relatori, ha trovato la quadra in una sintesi di “interessi politici e religiosi reciproci” e la speranza è che, seguendo questo esempio si possano sciogliere anche altri nodi che separano la Cina dell’Occidente.