L’Ucraina? “Un giocattolo in mano a chi fa la guerra, ma l’oratorio a Kiev resta aperto”

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«Cosa puoi fare? Non puoi influire sulle decisioni dei grandi, sei un giocattolo nelle mani degli altri. Non siamo noi la motivazione della guerra, la guerra non è contro l’Ucraina ma il Paese è la scacchiera per giochi geopolitici, è la piazza d’armi su cui esibirsi, è il territorio della battaglia».

Così don Maksym Ryabukha, salesiano direttore dalla Casa Maria Ausiliatrice (pastorale universitaria, cappellani, centro giovanile) nella capitale Kiev, parla alla redazione di Missioni don Bosco, dei venti di guerra che agitano il Paese vittima di una forte tensione geopolitica con la Russia.

«La sensazione di adesso nella capitale è che tutti siamo coscienti che le ambasciate hanno iniziato a ridurre il corpo diplomatico, stanno facendo le valigie: è un segnale evidente di non speranza», spiega.

Il missionario aggiunge:

«Come popolo abbiamo chiaro che non siamo noi a iniziare una guerra, non sta a noi la decisione di fare o di non fare. Ma nel caso succeda qualcosa, il popolo si prenderà cura della sua integrità territoriale».

Da metà dicembre c’è una forte tensione: «chi è credente ha un raggio di speranza, non si sente solo. Ma chi non crede, chi non è riuscito a fare un’esperienza di Dio la vive in maniera molto pesante. Il nostro oratorio sta diventando la casa di tutti».

La Conferenza episcopale latina e quella dei greco cattolici ha risposto all’invito del Santo Padre a una preghiera mondiale per la pace in Ucraina tra le 9 e le 21 di oggi 26 gennaio.

L’appuntamento diocesano a Kiev, che raduna cinque regioni dell’Ucraina corrispondenti a un quarto del Paese, è stato dato nell’oratorio salesiano. Dalle 16,30 confluiranno soprattutto i giovani.

«Ci impegniamo a prendere notizie, non solo dalle televisioni che danno conto solamente delle paure, ma anche a tenere vivi gli aspetti belli della vita. Continuiamo a pensare alla crescita delle persone, all’educazione dei giovani, alla preghiera», conclude il salesiano.