Colpo di Stato in Sudan, il premier Hamdok portato via dai militari

Facebooktwitterlinkedinmail

Ore di grande tensione ed incertezza in Sudan, dove è in corso un colpo di Stato militare i cui esiti non sono ancora chiari.

Questa notte alcuni membri dell’esercito hanno prelevato da casa sua il primo ministro Abdalla Hamdok ed altri membri del governo.

In base alle ultime notizie sembra che i golpisti abbiano chiesto un “rimpasto di governo” e le dimissioni ‘spontanee’ del premier. Quella parte di popolazione che sostiene il governo di transizione è scesa in strada per protesta.

Durante la mattinata – secondo diverse fonti locali che hanno postato anche video scioccanti sui social – l’esercito ha sparato sui manifestanti, ossia su quella parte di società civile democratica  che protesta contro i golpisti.

Nella capitale ponti, strade e linee telefoniche (al 90% anche la connessione internet) sono stati interrotti. Il Paese va verso un progressivo isolamento: anche l’aeroporto è stato chiuso.

Non è chiaro a chi facciano capo i militari che hanno realizzato il golpe: potrebbero esserci forze islamiste tra di loro, anche dal Darfur.

Inoltre, a preoccupare è la reazione della gente comune che non sostiene l’esercito: le associazioni di categoria (rappresentanti della coalizione civile opposta a quella militare) incitano la gente a scendere in strada ed in effetti sono iniziate le manifestazioni di piazza. L’esercito però sta rispondendo con il fuoco.

Nelle scorse settimane, dopo la definitiva rottura dell’accordo di collaborazione, è aumentata la tensione fra militari e società civile (avevano stretto un accordo di transizione per governare assieme, due anni fa).

Il 17 novembre prossimo i militari avrebbero dovuto lasciare la presidenza ai civili, ma, come confermano fonti locali, hanno comunicato l’assoluta indisponibilità a cedere la posizione di comando. E dopo essersi assicurati il consenso di una parte della popolazione (anche dietro compensi monetari), hanno messo in atto il Colpo di Stato.