Ricordo di p. Gerardo Caglioni, il Saveriano tra due continenti.

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Padre Gerardo Caglioni ci ha lasciato ieri, vittima del Coronavirus, come altri confratelli Saveriani della Casa Madre di Parma.

Dieci missionari appartenenti alla congregazione fondata da monsignor Conforti, sono morti nelle ultime settimane nella città emiliana a causa del terribile virus.

Tutti hanno speso gran parte della loro vita nella missione nei Paesi del Sud del mondo.

Come padre Caglioni, 73 anni, per molti anni in Messico e in Sierra Leone, innamorato della missione anche in Italia, dove ha svolto a più riprese il ruolo di animatore nei Seminari della penisola, prima per conto delle Pontificie Opere Missionarie e poi in questi anni, per conto della Fondazione Missio.

In molti lo ricordano per il suo dinamismo, la sua capacità di narrare mondi lontani in cui il servizio al Vangelo lo aveva portato. I suoi libri restano efficace testimonianza del tesoro di esperienze che aveva raccolto tra la gente d’America Latina e d’Africa che ha conosciuto e amato.

Nato a Dalmine (Bergamo) nel 1946, era entrato nell’Istituto dei Saveriani durante la scuola media ad Alzano Lombardo, e aveva fatto il noviziato a San Pietro in Vincoli nella diocesi di Ravenna e aveva poi compiuto gli studi teologici a Parma (1969-1975).

Dopo la professione nel 1973, era stato ordinato a Parma nel 1974 e dopo essere stato formatore nella Scuola Apostolica di Brescia (1975-1979), è partito per il Messico dove è rimasto fino al 1983.

L’anno successivo è andato in Sierra Leone per rimarvi fino al 1993, prima come vice parroco a Kamalu e poi a Freetown.

Dopo qualche anno passato in Italia per completare gli studi di Missiologia , è ripartito per la Sierra Leone, dove è stato parroco a Bumbuna (2002-2004), a Makeni e a Lungi.

Ha lasciato l’Africa nel 2006 e due anni dopo è tornato in Italia, prima presso la Casa di Roma, poi nel 2014 presso la Casa di Alzano e dal 2017 presso la Casa Madre di Parma.

Del suo impegno di missionario a 360 gradi restano il ricordo di quanti lo hanno conosciuto e apprezzato e molti titoli di libri tra cui “Falabala. La porta dell’Islam” (2009) e “La leggendaria storia dei Mani” (2011).