Papa Francesco in Bahrain: la pace è frutto del dialogo, bisogna sporcarsi le mani per costruirla

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Hanno invocato la pace in varie lingue i sei studenti della Scuola del Sacro Cuore ad Awali che accolgono il papa. E lui ha risposto «sono contento di aver visto nel Regno del Bahrein un luogo di incontro e di dialogo tra culture e credo diversi. E ora, guardando a voi, che non siete della stessa religione e non avete paura di stare insieme, penso che senza di voi questa convivenza delle differenze non sarebbe possibile. E non avrebbe futuro!». Quasi al termine del suo viaggio nel piccolo Stato mediorientale (3-6 novembre), papa Francesco ha portato anche ai giovani la sua esortazione al dialogo, ricordando che «Vivere da fratelli e sorelle è la vocazione universale affidata a ogni creatura. E voi giovani – soprattutto voi – davanti alla tendenza dominante di restare indifferenti e mostrarsi insofferenti agli altri, addirittura di avallare guerre e conflitti, siete chiamati a «reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole».

Nei tre intensi giorni del viaggio apostolico, il papa ha incontrato autorità civili e religiose, ed esponenti della società civile del Paese arabo, per la prima volta visitato da un papa. Un segnale importante lungo la via del dialogo con l’islam in cui papa Francesco è da sempre impegnato. Lo ha sottolineato lui stesso nel discorso di chiusura del “Bahrain Forum for dialogue: East and West for Human Coexistence” presso piazza Al-Fida nel complesso del Sakhir Royal Palace ad Awali: «Nel mare in burrasca dei conflitti teniamo davanti agli occhi il “Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” – ha detto il pontefice – nel quale si auspica un fecondo incontro tra Occidente e Oriente, utile a risanare le rispettive malattie. Siamo qui, credenti in Dio e nei fratelli, per respingere “il pensiero isolante”, quel modo di vedere la realtà che ignora il mare unico dell’umanità per focalizzarsi solo sulle proprie correnti». E’questa la postura giusta perché le liti tra Oriente e Occidente «si ricompongano per il bene di tutti, senza distrarre l’attenzione da un altro divario in costante e drammatica crescita, quello tra Nord e Sud del mondo».

Bergoglio ha più volte ribadito che la pace chiede agli uomini di Dio di «sporcarsi le mani», dando il buon esempio favore della pace nelle grandi occasioni internazionali ma anche e soprattutto nella personale testimonianza in mezzo alla gente. Con pochi ma essenziali tratti papa Francesco delinea l’identikit dell’uomo religioso «uomo di pace, si oppone anche alla corsa al riarmo, agli affari della guerra, al mercato della morte. Non asseconda “alleanze contro qualcuno”, ma vie d’incontro con tutti: senza cedere a relativismi o sincretismi di sorta, persegue una sola strada, quella della fraternità, del dialogo, della pace».

Il viaggio è iniziato con l’incontro ad Awali con il re Hamad bin Isa bin Salman Al Khalifa, e col grande imam di al-Azhar, Ahmad Muhammad Al-Tayyeb. Il piccolo regno sulla Costa occidentale del Golfo Persico è un arcipelago di isole abitate da poco più di un milione e 300mila persone, l’80% delle quali musulmani, in maggioranza (60%sciiti), mentre i cristiani sono il 10%. Il Bahrain, ovvero il “regno dei due mari” è un Paese aperto al dialogo interreligioso, come ha dimostrato l’abbraccio di Al Tayyeb a papa Francesco, che dal 2016 ad oggi ha incontrato per la sesta volta. Il grande imam si è rivolto al papa chiamandolo «caro fratello» e ha sottolineato l’importanza di questo Forum interreligioso che si è svolto in un difficilissimo momento della storia dell’umanità in cui si raccolgono «frutti amari» come «guerre, distruzione, povertà, per non menzionare lutti, gli orfani; le vedovanze, l’emigrazione, l’esodo, la paura di un futuro ignoto, pieno di terrore, preoccupazione e di immensa oscurità».

Al-Tayyeb ha denunciato i danni prodotti dal commercio e dall’esportazione di armi pesanti e letali verso i Paesi del terzo mondo insieme «all’esportazione di conflitti settari ed etnici e l’incoraggiamento alla sedizione e al conflitto». Tra i momenti più importanti del viaggio la celebrazione eucaristica del 5 novembre presso il Bahrain National Stadium della città di Riffa davanti a 30mila persone. «Più si cerca il potere, più la pace è minacciata» ha detto, spiegando che Gesù ci chiede di «di impegnarci a partire da noi stessi, cominciando a vivere concretamente e coraggiosamente la fraternità universale, perseverando nel bene anche quando riceviamo il male, spezzando la spirale della vendetta, disarmando la violenza, smilitarizzando il cuore». La vera sfida ricorda Bergoglio «per costruire un mondo di fratelli, è imparare ad amare tutti, anche il nemico. Dio chiede il coraggio di rischiare in qualcosa che sembra apparentemente perdente. Chiede di rimanere sempre, fedelmente, nell’amore, nonostante tutto, anche dinanzi al male e al nemico».