Natale in Zambia: avvento e vigilia in uno Stato cristiano

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«Lo Zambia è una nazione cristiana: questo significa che proprio nella nostra Costituzione è scritto che non siamo uno Stato laico. La religione cristiana è quella ufficiale anche nella legge fondamentale.

E questo può darci la misura di quanto il Natale da noi è importante. I giorni dell’avvento sono una ‘preparazione’ in ogni senso, siamo una Chiesa viva!».

Questa affermazione è di padre Antonio Guarino, missionario comboniano a Lusaka, che ci parla al telefono dell’essenza del Natale in «un’Africa povera ma che sa condividere e gioire».

La preparazione della messa di mezzanotte il giorno della vigilia è centrale nelle parrocchie dello Zambia: «i due valori fondamentali per noi sono la messa di Natale, con i suoi cori, quello dei ragazzi, quello dei giovani e degli anziani e poi la cena o il pranzo comunitario.

Anche il dono è importante. Ci si scambiano doni, soprattutto cose da mangiare, ognuno dà e riceve qualcosa».

A pranzo si riuniscono davanti casa (non dentro perchè le case sono troppo piccole per contenere tutti), ad ogni pranzo di Natale ci sono almeno venti persone invitate.

«Ma si cucina il doppio della quantità che servirebbe per quel numero di invitati – ci spiega padre Antonio – perchè si invita chi passa e chi c’è a prender parte alla festa».

Si mangia quello che normalmente nessuno mangerebbe durante la settimana per mancanza di possibilità economiche: a Natale la capra e il pollo, oltre al riso e alla polenta, sono le portate principali.

E la spesa si fa tutti assieme, ognuno partecipa per quel che può.

In Zambia questa è una stagione calda: «di giorno le temperature raggiungono i 36 gradi e ancora le piogge tardano ad arrivare, per cui si sta all’aperto, fa tanto caldo... Ovviamente non ci sono alberi di Natale e lucine (magari qualche alberello nei centri commerciali) ma non nei villaggi  e neanche in città».

Anche il presepe non è un’usanza comune in Zambia: il Natale però assume un significato davvero genuino e sentito da tutti, dice il missionario.

«Ci si concentra non sul superfluo ma sull’unica cosa che conti davvero: la nascita di Gesù, la nascita del Bambino».