Libano, il Papa incontra in Vaticano leader cristiani, “riflessione e preghiera”

Il meeting potrebbe aprire la strada a una Conferenza internazionale sul Paese dei Cedri.

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Si tiene oggi in Vaticano l’incontro tra il Santo Padre e una decina di leader cristiani del Libano per trascorrere una giornata di preghiera e dialogo.

Il meeting «per camminare insieme», con gli Alti Rappresentanti delle Chiese e comunità ecclesiali libanesi, è stato voluto proprio da alcuni religiosi di Beirut, che hanno esplicitamente chiesto al Pontefice di «riflettere e pregare assieme».

La Sala Clementina del Palazzo apostolico è pronta per ospitare questo importante evento che vede tre sessioni di dialogo e confronto, all’interno di un intenso programma per la giornata.

In dialogo con Papa Francesco ci saranno il leader dei Catholicos di Cilicia degli armeni, Aram I, il Cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei maroniti; il Patriarca di Antiochia dei greco-ortodossi Yohanna X Yazigi; il Patriarca di Antiochia dei siro-ortodossi Ignatius Aphrem II; il Vescovo César Essayan, Vicario Apostolico di Beirut dei Latini.

Non è prevista la presenza di politici «perché la proposta arrivata dal Libano», e accolta dal Papa, era quella di «un incontro religioso delle comunità cristiane», come ha spiegato il Segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, monsignor Richard Gallagher.

All’incontro sarà presente anche l’Arcivescovo Joseph Spiteri, Nunzio apostolico in Libano, mentre al momento sembra confermata l’assenza di un rappresentante del Patriarcato di Cilicia degli armeni cattolici.

La giornata di domani sarà «un momento di intensa comunione nell’affrontare la grande sfida comune, il superamento di ogni visione di parte per costruire il bene di tutti e salvaguardare la vocazione specifica del Libano nel variegato quadro religioso e sociale del Medio Oriente».

Così aveva detto qualche giorno fa monsignor Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

«La novità – secondo padre Fadi Daounfondatore dell’ong Adyan, interpellato da L’Orient-Le Jour  – non verrà dai discorsi dei patriarchi», quanto piuttosto «da ciò che dirà il papa».

E che potrà consistere in una «condivisione della Santa Sede alla svolgimento di una conferenza internazionale sul Libano», come chiede da mesi il patriarca maronita. 

La convivenza tra le 18 denominazioni religiose che compongono il mosaico libanese non è stata per fortuna contagiata dai conflitti settari che hanno dilaniato nell’ultimo decennio la vicina Siria altri Paesi mediorientali come l’Iraq. 

Il “miracolo” libanese resiste ma la convivenza tra cristiani e musulmani sciiti e sunniti, è comunque legata ad una suddivisione del potere politico in base all’appartenenza religiosa.

Il numero di seggi in parlamento è suddiviso proporzionalmente tra cristiani e musulmani e, a sua volta, tra le diverse confessioni di ciascuna religione. Lo stesso vale anche per i posti nel governo e quelli di vertice del settore pubblico.

Il presidente deve essere sempre un cristiano maronita, il primo ministro un sunnita e il presidente del parlamento uno sciita.

Il sistema, tuttavia, ha creato «divisioni radicali tra tutte le 18 confessioni religiose riconosciute», ha affermato in una recente intervista Lina Khatib, direttrice del programma MENA di Chatham House e ricercatrice associata alla SOAS.