La speranza del Sud Sudan: “il Papa parlerà da leader ai leader politici”

Le parole di suor Maria Martinelli, comboniana a Juba.

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Non esattamente pacificato, nè tantomeno unificato, il Sud Sudan è il più giovane dei Paesi africani: nato nel 2011 dopo la divisione dal Sudan, è entrato in una guerra intestina nel 2013. E non ne è ancora uscito del tutto.

«Il Sud Sudan ha ancora grandi difficoltà sia dal punto di vista della pacificazione che da quello economico: non c’è produzione, non ci sono fabbriche, non ci sono servizi, l’agricoltura è messa in ginocchio dai cambiamenti climatici che provocano continue inondazioni».

Eppure, come molti altri ‘grandi africani’ ha un sottosuolo ricco e fecondo di materie prime:  a parlarne è suor Maria Martinelli, provinciale delle comboniane nel Paese.

«La gente va al mercato e torna con metà della roba che comprava anche solo pochi mesi fa: il costo della vita è salito – spiega la comboniana – non ci sono soldi abbastanza e questo crea ancora più disagio, rabbia, ribellione. E fomenta la violenza». 

«La visita del papa è molto attesa qui a Juba, c’è gran fermento nei preparativi, anch’io sono coinvolta in questi», dice.

Il Papa arriverà in visita apostolica a Juba il prossimo 3 febbraio, nel pomeriggio, dopo essere stato nella Repubblica Democratica del Congo.

Dopo aver incontrato il presidente, Salva Kiir Mayardit e le autorità, il quattro febbraio il Papa visiterà il campo profughi e sfollati interni di Juba. 

«Il Pontefice viene per un pellegrinaggio ecumenico – dice suor Martinelli – in realtà l’accento è messo sulla sua figura, ma si tratta di qualcosa di ancora più grande.

Francesco è ritenuto da tutti qui un leader affidabile che può parlare con autorità ai leader locali. La gente lo aspetta con molta speranza».

Nel campo profughi la delegazione vaticana incontrerà «i rifugiati interni che si aggiungono agli sfollati a causa della guerra che si sta consumando tra le fazioni vergognosamente aizzate dalla politica».

«Non può venire la pace finché chi la deve fare (i politici) non si mette a farla».

La speranza di tutti è che il papa possa parlare «da leader ai leader di questo paese perché trovino soluzioni per arrivare alla pace.

E’ un paese ricchissimo, eppure la gente soffre la fame. E’ questa la grande vergogna di questo paese», conclude.