La Moldavia sotto pressione e a rischio Putin

Il Paese dell’Est Europa alle prese con l'espansionismo russo si è dichiarato neutrale. A preoccupare è la Transnistria filorussa.

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Arriveranno in Italia tramite la frontiera moldava: sono mille profughi ucraini riparati nel Paese dell’Est Europa a marzo scorso, e adesso attesi da noi grazie all’attivazione di un protocollo ministeriale.

Con 2,6 milioni di abitanti e il Pil pro-capite più basso d’Europa, la Moldavia non era proprio in grado di sostenerne il carico.

Il Paese non fa parte dell’Ue, ma il Parlamento europeo nel 2014 ha approvato l’esenzione dei visti per i suoi cittadini e la Moldavia ha firmato con l’Unione europea un accordo di associazione, che è il preludio al suo ingresso.

In effetti la fragile Moldavia (rurale e fanalino di coda delle ex repubbliche sovietiche) non era preparata a gestire l’arrivo del mare di profughi che si sono riversati entro i suoi confini tra febbraio e marzo scorso.

Ne ha già accolti circa 340mila.

Ma soprattutto la Moldavia, come dimostrano gli eventi preoccupanti di queste settimane, è uno dei Paesi più soggetti alle ire di Putin per via della Transnistria, regione separatista apparentemente filo-russa all’estremo oriente del Paese.

Dove pare ripetersi lo schema del Donbass in Ucraina.

La Moldavia confina a Est con l’Ucraina (Odessa è la città più vicina), e a Ovest con la Romania, non ha sbocchi sul mare, ed è praticamente dipendente dalla Russia per quanto riguarda le forniture di gas.

Lo scorso 7 aprile il ministro degli Esteri e dell’integrazione europea moldavo Nicu Popescu ha confermato che continuerà a seguire il principio di “neutralità” stabilito nella Costituzione del Paese nonostante gli elevati rischi per la sua sicurezza, dati dalle minacce di Mosca.

 «Il sostegno a Putin qui in Moldavia è diminuito, ma non abbastanza – ha spiegato di recente Valeriu Pasa, presidente del think tank al mensile Micromega

Siamo sotto l’influenza permanente dei media controllati dallo Stato russo, ciononostante la resistenza contro la macchina della propaganda russa è al massimo storico. Circa il 70% è filoeuropeo».

In ogni caso in questo frangente la Moldavia appare molto protetta dai Paesi “amici” dell’Unione.

Come ha annunciato la titolare del Viminale al Consiglio europeo degli Affari interni lo scorso 28 marzo, l’Italia ha aderito al meccanismo di solidarietà che l’Unione europea ha attivato nei confronti della Moldavia: si tratta «di un passo in linea con la nostra consolidata posizione a favore di forme tangibili di solidarietà» ha detto Lamorgese.

Una delegazione di Caritas italiana, guidata dal direttore don Marco Pagniello, è stata in Moldavia dall’11 al 15 marzo scorso (oltre che in Romania e Polonia), per manifestare tutta la solidarietà della Chiesa italiana.

Grazie anche all’attivazione di 14 centri di accoglienza che stanno ospitando diverse centinaia di persone, a cui offrono assistenza con generi di prima necessità, oltre a servizi di supporto psicosociale, in particolare per famiglie con bimbi piccoli, come ha spiegato nel dettaglio l’Agenzia stampa Sir.

Inoltre la Caritas fornisce servizi a quanti sono accolti nei centri governativi di Chisinau, Ocnita e Palanca.

Assicurano supporto psicosociale, animazione per bambini e preparazione di pasti caldi.

Caritas italiana ha immediatamente risposto all’appello di Caritas Moldavia mettendo a disposizione 100 mila euro a sostegno degli interventi in atto.

Ha poi contribuito all’organizzazione dei corridoi umanitari verso l’Europa centrale. Molti dei profughi ucraini in Moldavia, come ha riferito il presidente della Caritas monsignor Carlo Redaelli, non vogliono però andare in Europa perché sperano di rientrare presto nel loro Paese.

Arrivare in Italia significherebbe per loro ritardare il sogno di riabbracciare le famiglie e dunque non vogliono allontanarsi troppo.

«La Caritas italiana ha devoluto 100mila euro alla Caritas ucraina più altri 100mila euro alla Caritas moldava», ha fatto sapere presidente di Caritas.

«Due voli, con i corridoi umanitari sono stati organizzati tramite la Ong Open Arms: 400 profughi sono già arrivati e le nostre diocesi sono pronti ad accoglierli, Sono ben 6mila, infatti, i posti di accoglienza messi a disposizione dalle Caritas diocesane».