Iraq, gli ordigni inesplosi continuano ad uccidere i bambini

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Nei primi otto mesi del 2021, in Iraq è morto un bambino a settimana per colpa della deflagrazione di ordigni inesplosi rimasti disseminati sul terreno a seguito della guerra.

A denunciarlo è l’Unicef, che fa la terribile conta delle piccole vittime, arrivando ad un totale di 35 da gennaio ad agosto. Sempre nello stesso periodo, altri 41 minori sono stati mutilati.

Numeri impressionanti se si pensa che sono anche in aumento rispetto al 2020, quando le Nazioni Unite hanno verificato la morte di sei bambini e la mutilazione di 12 nello stesso intervallo di mesi, sempre a causa di esplosioni di residuati bellici e di mine.

Non c’è dubbio che i bambini siano i più esposti a questo genere di incidenti ed abbiano maggiore probabilità di rimanere uccisi o feriti gravemente.

Ma in un Paese, come l’Iraq, dove le conseguenze dirette della guerra dovrebbero essere sempre più circoscritte con il passare del tempo, l’aumento di questi casi fa destare preoccupazione.

E’ fondamentale – ricorda l’Unicef – un maggior impegno nel rimuovere le mine esistenti e gli ordigni inesplosi, promuovendo il diritto dei bambini ad un ambiente sicuro e protetto. Non di meno, è importante garantire formazione sul rischio delle esplosioni, da effettuare sia nelle scuole che nelle comunità di tutte le aree più coinvolte nel conflitto in Iraq.