Il Brasile torna al multilateralismo tra clima, commercio e agricoltura

Il nuovo corso di Lula è visibile nella diplomazia e nella stipula di nuovi accordi

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Con la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva il Brasile torna finalmente protagonista nell’arena geopolitica internazionale.

Nei quattro anni di Jair Bolsonaro al Palazzo di Planalto, infatti, il il Paese si era ritirato da organizzazioni multilaterali importanti come la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici (Celac) ed aveva smesso di finanziare il Green Climate Fund, un fondo globale istituito per reagire ai cambiamenti climatici ed investire nello sviluppo sostenibile, ed il Fondo per preservare dell’Amazzonia.

«Affronteremo la ricostruzione dopo una battuta d’arresto senza precedenti della nostra politica estera» ha detto detto il giorno del suo insediamento a inizio gennaio scorso, il ministro degli esteri di Lula, Mauro Vieira, già ambasciatore presso le Nazioni Unite, a Washington ed a Buenos Aires.

Sull’America Latina e i Caraibi per il governo Lula è prioritario recuperare il rapporto con l’Argentina, dopo tre anni in cui Bolsonaro e il suo omologo Alberto Fernández hanno parlato solo per insultarsi a vicenda.

Sull’asse Buenos Aires – Brasilia, inaugurato con la visita di Lula alla Casa Rosada il 23 gennaio scorso, il Brasile è rientrato nella Celac ed aspira a ricreare con “efficienza e pragmatismo” l’Unione delle nazioni sudamericane, l’Unasur, un altro importante blocco di integrazione regionale.

Inoltre con il ritorno dell’ex sindacalista sarà dato un rinnovato impulso al Mercosur, l’alleanza economico commerciale tra Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, da anni in crisi profonda.

Anche per questo Lula ha visitato Montevideo a fine gennaio, dove ha incontrato il presidente uruguaiano Luis Lacalle Pou che vuole un Mercosur più aperto al mondo, a cominciare da Pechino.

«È urgente e necessario che prima il Mercosur firmi un accordo finale con l’Unione europea» ha detto Lula, che mira a chiudere al più presto un negoziato che va avanti, senza arrivare mai a una conclusione, da quasi un quarto di secolo.

L’obiettivo è di «approfondire il partenariato strategico con l’Unione europea e cooperare su questioni di reciproco interesse come il cambiamento climatico, la transizione digitale, l’inclusione sociale e l’uguaglianza di genere».

Lula a Brasilia ne ha già parlato con il cancelliere tedesco Scholz e il presidente francese Macron, assicurando che vuole chiudere l’accordo con Bruxelles «entro fine luglio 2023» per poi farne subito dopo uno analogo con la Cina.

Altro cambiamento importante è la ripresa delle relazioni diplomatiche con il Venezuela.

«Nulla può essere risolto senza il dialogo, le sanzioni non sono la via» è la posizione sia del presidente che dell’Itamaraty, la Farnesina verde-oro.

Una posizione simile a quella di papa Francesco, (che non a caso Lula cita sovente) volta a creare «ponti e non muri».

Sul fronte multilaterale, Lula inizia la sua terza presidenza con lo stesso sogno di sempre: quello di arrivare ad una profonda riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di cui il Brasile sia membro permanente. (prosegue sul mensile)

(L’articolo per intero è stato pubblicato sul numero di marzo di Popoli e Missione)

La foto di apertura Afp è di proprietà Missio Italia.