Gaza: perchè uccidere donne inermi rifugiate in una parrocchia?

Una riflessione sulla violenza mirata dei soldati israeliani sui civili della Striscia

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Potrebbero essersi aggiunti altri nomi (anche se lo scongiuriamo con tutte le forze) a quelli delle due donne cattoliche che lo scorso 15 dicembre sono state uccise nel cortile della Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza City, l’unica comunità cattolica della Striscia.

Qui i cattolici, prima dell’ultima guerra scatenata da Israele dopo gli efferati attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso, erano 150 persone (la metà di quelle che si contavano nel 2010) su un totale di oltre due milioni di gazawi.

Oggi all’appello mancano la signora Naheda e la figlia Samar, uccise da un cecchino israeliano all’interno del recinto della parrocchia, dove si erano rifugiate sin da quando Israele aveva ordinato l’ordine di evacuazione di tutta l’area Nord.

Chi scrive ha visitato la parrocchia di Gaza e ne conosce la disposizione degli edifici: intorno alla chiesa, sorgono altri stabili, tra cui la canonica, la scuola, la casa delle suore di Madre Teresa che ospitavano 54 bimbi disabili, prima del 15 dicembre.

Sì, perché quel giorno un bombardamento da un carro armato li ha costretti a sfollare, avendo centrato parte della struttura, i contenitori d’acqua potabile che si trovavano sul tetto e il generatore elettrico che era l’unica fonte di energia che permetteva di far funzionare i respiratori per i disabili.

Ma più incredibile è il fatto che questi edifici siano tutti all’interno di un compound, racchiuso da muro di cinta che protegge dall’esterno anche chi si trova a transitare da uno stabile all’altro.

Ciò significa che la povera Naheda è stata volutamente presa di mira e uccisa, e così Samar quando è accorsa per andare a soccorrere la madre.

Perché uccidere due donne inermi, deliberatamente, rinchiuse nella loro parrocchia? Perché bombardare le strutture di questo luogo, forse l’unico rimasto vivibile a Gaza City?

Tali domande, purtroppo, non sono inutili.

Servono per comprendere che in guerra il nemico è chiunque, che sia un soldato o un civile, una donna, un bambino, un anziano.

La vita del nemico è un ostacolo ai propri obiettivi e può, anzi deve, essere stroncata con la forza delle armi o comunque annichilita con la violenza.

Questa, purtroppo, è la notizia svelata da tale vicenda. Notizia che nessuno può giustificare. E alla quale l’umanità non può assuefarsi. Pena la sua totale distruzione.