Covid19 in Africa: rischio carestia, il Ghana allenta le misure restrittive

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Il numero dei contagiati da Covid19 cresce in modo costante nel continente africano- il totale ammonta a quasi 21mila – anche se il virus sembra andare al rallentatore.

Fa discutere la notizia che il Ghana – terzo Paese tra i più contagiati dell’Africa Subsahariana, dopo Sudafrica e Camerun – abbia deciso di allentare il lockdown, consentendo da oggi una ripresa parziale delle attività commerciali.

Il Nord Africa è oramai nella morsa della pandemia: Marocco, Algeria, Tunisia ed Egitto rappresentano il focolaio più vistoso, con un totale di 9.507 casi e diverse decine di morti.

Ma è sulla parte più vulnerabile del continente, quella a sud del Sahara, che sono puntati i riflettori delle agenzie umanitarie.

Qui gli effetti del Coronavirus potrebbero essere devastanti, soprattutto per quanto riguarda l’economia e la sussistenza di milioni di persone costrette a fare i conti con la fame.

“Dal punto di vista della sicurezza alimentare alcuni Paesi sono molti vicini alla carestia”, ha dichiarato Dominique Burgeon, direttore delle emergenze della Fao,  lanciando un appello alla solidarietà internazionale.

Il problema è l’aumento dei prezzi dei beni alimentari: se il raccolto in Africa scarseggia i prezzi salgono.

OMS, previsioni nere

Le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mettono in conto anche un imprevisto effetto moltiplicatore dei contagi: i casi da poche migliaia, potrebbero salire fino a 10 milioni entro sei mesi, dice l’Agenzia Onu.

A questo proposito, però, Michel Yao, a capo delle operazioni di emergenza dell’Oms per Africa, ha fatto notare che molto dipende da come i singoli Paesi risponderanno alle misure di prevenzione e lo scenario peggiore potrebbe venir mitigato, come accaduto per l’Ebola.

Ad ogni modo i numeri parlano da sé: i tre Paesi più colpiti sono Sudafrica (con 3158 casi di contagio e 54 morti), Camerun (1017 e 42 morti) e Ghana (1042 infetti e 9 deceduti).

Poche le mascherine, pochi i ventilatori

L’Unicef in una nota relativa al Camerun ha fatto notare che qui il virus si è espanso a livello regionale, passando da 6 a 10 regioni infette. L’agenzia Onu per l’infanzia ha messo in guardia sull’uso delle mascherine, che in Camerun scarseggiano.

Scarseggiano in tutta l’Africa subshariana anche i tamponi e soprattutto, a livello ospedaliero, i ventilatori polmonari.

Desta poi preoccupazione il Kenya (270 casi e 14 morti), nonostante i numeri bassi di contagi da Covid 19, perché la situazione igienico-sanitaria nelle periferie è fuori controllo e il Paese non può sostenere a lungo un lockdown, che priverebbe la popolazione dei mezzi di sussistenza.

Anche la Repubblica Democratica del Congo (143 casi e 6 morti) è tra i paesi border line, se non altro perché qui il virus ebola non è ancora del tutto debellato e le strutture sanitarie sono molto provate. L’Oms ha fatto sapere il 10 aprile scorso che a Beni, nel Nord Kivu (RDC) è stato individuato un nuovo caso positivo al virus Ebola.

Il Ghana allenta il lockdown

In Ghana, nonostante il numero di contagiati abbia superato la linea delle mille persone, il presidente Nana Akufo-Addo ha deciso di allentare le restrizioni, come riferisce la stampa locale. Le scuole restano chiuse, ma le attività commerciali riaprono.

In un discorso alla nazione, Nana Akufo-Addo ha detto che “questo allentamento delle restrizioni non significa che stiamo abbassando la guardia”, ma che le attività produttive riprendono a patto che siano rispettati “i protocolli con l’obiettivo di mantenere il distanziamento sociale e le misure igieniche”.

Il Ghana è comunque il Paese che ha fatto più tamponi: oltre 65mila. Negli altri Paesi dell’Africa Subsahariana i tamponi scarseggiano e in alcuni Stati, come il Sud Sudan, non ci sono proprio.

Padre Kizito e i ragazzi di strada a Nairobi

Dal Kenya ci giungono notizie dalla missione di padre Kizito Sesana, comboniano, che con un post su facebook ha raccontato i disagi e anche le misure adottate per proteggere i ragazzi di strada.

Il 14 aprile scriveva che dal punto di vista sanitario il Kenya sta facendo bene, ma è l’economia che ne risente. La gente ha più che altro fame, mentre i casi di coronavirus sono per fortuna contenuti.

“Il successo di questo contenimento è probabilmente dovuto alle misure drastiche che sono state adottate immediatamente dopo i primi contagi- scrive padre Kizito – : chiusura delle scuole, chiusura dei confini, quarantena per tutti coloro che hanno dato segni di malattia”.

E ancora, secondo padre Kizito, l’impatto sull’economia “è stato devastante, ma dal punto di vista sanitario i risultati sono eccellenti. Finora”.

Koinonia, la onlus che affianca la missione comboniana, “è in continuo contatto con i servizi sociali governativi – dice  – Mercoledì scorso ci hanno chiesto di intervenire per convincere le varie piccole bande di ragazzi di strada rimasti nel centro città, ad essere ospitati in strutture messe a disposizione da diverse organizzazioni. Non è facile. Sono  state giornate di tensione, durante le quali ci venivano continuamente richiesti nuovi interventi, non solo in strada ma anche nelle strutture dove erano stati inseriti i ragazzi”.

La foto in apertura dal sito dell’OMS in Africa.