Cina, il Papa invita la Chiesa all’unità dopo retata contro preti cattolici

Arrestati dal regime cinese dieci preti e un vescovo nella regione di Xinxiang.

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«Vi invito ad accompagnare con fervida preghiera i fedeli cristiani in Cina, nostri carissimi fratelli e sorelle, che tengo nel profondo del mio cuore».

Il Papa è intervenuto così, al termine del Regina Caeli di ieri, accendendo con le sue parole i riflettori mediatici sul destino dei cattolici perseguitati in Cina e riportando l’attenzione sulla retata di polizia dei giorni scorsi in un seminario cinese, quando dieci preti e un vescovo sono stati arrestati.

«Quanto è buono e quanto è necessario che i membri di una famiglia e di una comunità cristiana siano sempre più uniti nell’amore e nella fede! Lo Spirito Santo, protagonista della missione della Chiesa nel mondo, li guidi e li aiuti ad essere portatori del lieto annuncio, testimoni di bontà e di carità, e costruttori nella loro patria di giustizia e di pace».

Il Papa invita quindi all’unità una Chiesa che è in realtà profondamente spaccata in due e duale. I fedeli costretti a vivere underground, nella clandestinità sono ciclicamente soggetti a retate.

L’Associazione Patriottica è la Chiesa “ufficiale” i cui vescovi sono nominati dal regime; quella ‘sotterranea’ fedele al papa, che si riunisce clandestinamente è mal-tollerata dal partito-Stato e spesso perseguitata.

Lo confermano, appunto, le notizie di questi giorni che arrivano dalla regione di Xinxiang, in Cina.

L’agenzia stampa Asia News scrive oggi che il vescovo di Xinxiang e i 10 sacerdoti arrestati nei giorni scorsi, «sono stati portati in un albergo e in isolamento e sottoposti già da ieri a “sessioni politiche” che i fedeli definiscono “lavaggio del cervello”, in cui si inculcano i principi di libertà religiosa concessa dal Partito».

Questa storia tutta politica incarna appieno la dualità esistente in Cina tra la Chiesa cattolica di regime e quella non ufficiale, che nonostante i tentativi di mediazione della Santa Senta e il riavvicinamento di Papa Francesco al governo cinese, continua ad essere perseguitata.

Monsignor Giuseppe Zhang Weizhu, 63 anni, vescovo della diocesi di Xinxiang (Henan) dal 1991 è tra i rapiti. Riconosciuto dalla Santa Sede, Weizhu non lo è dal governo cinese che lo considera un ‘ fuori legge’.

Allo stesso modo, anche i 10 sacerdoti arrestati sono chiamati “criminali” perché rifiutano di firmare l’adesione alla cosiddetta “Chiesa indipendente” e la sottomissione al Partito comunista cinese, come richiesto dai Nuovi regolamenti sulle attività religiose.

Il seminario di Xinxiang si trova in un luogo storico e appartato, «relativamente nascosto, tanto da essere difficilmente raggiungibile, come scrive Bianca Horlemann in un suo studio, e rappresenta da decenni un luogo importante di training dei giovani preti, nonchè un punto di riferimento per la diffusione della cristianità nel nordovest della Cina.

 Zhang e i suoi sacerdoti sono stati arrestati il 20 e il 21 maggio scorso durante una vasta operazione di polizia che ha coinvolto 100 poliziotti di Cangzhou, Hejian, e Shaheqiao.

Insieme a loro sono stati arrestati 10 studenti che ricevevano lezioni di teologia in una fabbrica messa a disposizione da un cattolico.

In seguito, altri tre studenti che erano fuggiti sono stati arrestati. I giovani sono stati consegnati alle loro famiglie ed è stato vietato loro di continuare a studiare teologia.

(foto di Livelikerw – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30057879)