Arena 2024, la pace possibile non ha paura della verità

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Non è un momento, non è un evento.

La pace è un processo che ha bisogno di tempo.

È quello che emerge dalle testimonianze, dai workshop dei cinque tavoli impegnati sulle tematiche portanti di Arena di Pace 2024, in corso presso la Fiera di Verona da questa mattina.

I delegati di più di 200 associazioni e movimenti italiani si confrontano per mettere a punto gli ultimi dettagli del documento che domani sarà presentato a papa Francesco sul palco dell’Arena in mattinata.
Molte le declinazioni del tema della pace, come sottolinea fratel Antonio Soffientini, missionario comboniano e rappresentante di Nigrizia e Fondazione Nigrizia, parlando dell’originalità di queste giornate:

«Il papa ha voluto che Arena di Pace fosse il primo appuntamento con i movimenti popolari della società civile organizzata.

Per lui i movimenti popolari sono come dei “poeti sociali” e la radice greca della parola poeta significa costruttori.

In questa luce i movimenti popolari diventano forze di costruttori sociali, in una prospettiva di rinnovamento che parte dal basso, dai problemi concreti che le persone stanno vivendo».

Nelle sale del Palazzo della fiera si incontrano i volti storici delle Arene di Pace come padre Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti, ma anche personaggi dal calibro internazionale, attivisti e testimoni arrivati a Verona da vari continenti.

Tra loro la giornalista afghana Mmahmouba Seraj, attivista per i diritti delle donne e candidata al Nobel per la Pace, che si è rivolta all’audience italiana per comunicare la preoccupazione per il fatto che «la gente nel mondo pena più alla guerra che alla pace.

Papa Francesco è una delle ultime speranze che mi sono rimaste, ho un enorme rispetto per lui, penso che i suoi messaggi forse possono trovare spazio in questo mondo, spero possa fare qualcosa per la pace in questa situazione così compromessa».

Circa la situazione nel suo Paese, Seraj ha espresso preoccupazione per «quello che le donne dell’Afghanistan stanno vivendo è così ingiusto che non posso tacere, chiedo a tutti che nessuno si trovi in una situazione simile a quella in cui siamo noi: quello che è accaduto in Afghanistan era evitabile, ora il problema è grave e dobbiamo evitare che questi drammi si ripetano».
L’economista e attivista sociale Joao Pedro Stedile, fondatore dei movimenti popolari brasiliani, ha evidenziato che in America latina «gli Stati sono stati sequestrati dalle multinazionali, dai grandi capitali, dagli interessi del business dell’industria bellica. I grandi capitalisti stanno cercando di appropriarsi dei beni della terra, dell’acqua, dei minerali, fomentando conflitti per vendere più armi».
Ma come uscire da questa crisi?

«Se non difendiamo la terra l’uomo rischia di scomparire dal pianeta.

Nella mia regione in Brasile le forti piogge hanno distrutto la produzione agricola, case, bestiame, condizionando la vita di otto milioni di persone.

È urgente combattere le diseguaglianze sociali, sul pianeta tutti abbiamo diritto di cittadinanza, tutti devono avere lavoro educazione, diritti.

Solo su queste basi possiamo pensare di costruire la pace. È necessario che le forze vive della società possano proporre iniziative concrete, l’iniziativa dei movimenti popolari qui a Verona è un modello da ripetere ovunque».
«Se misuriamo il cammino della pace con il metro della guerra, ragioniamo col metro del successo e del risultato; la pace invece, come diceva don Tonino Bello, è un cammino» sottolinea don Renato Sacco di Pax Christi ricordando le Arene degli Anni Ottanta (l’ultima nel 2014), in cui si chiedeva una difesa civile disarmata e non violenta.

Oggi è necessario ribadire la scelta a favore del disarmo, la produzione militare, le spese folli degli F25 e per le armi al 2% del Pil, la proposta di arruolamento agli stranieri che chiedono la cittadinanza, è preoccupante.

Verona è una tappa, è importante ci sia papa Francesco, che è più avanti di tutti noi nel denunciare queste situazioni. A noi è chiesto di tornare in pratica scelte concrete nel campo della giustizia, dell’ecologia, del rispetto dei diritti e della dignità umana».