Suor Bottani: “combattere il traffico delle donne per dare pari dignità a tutti”

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“La forza della cura, donne, economia e tratta di persone” è il tema dell’ottava Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si svolge nel giorno in cui la Chiesa ricorda santa Giuseppina Bakhita, la schiava sudanese diventata canossiana e figura di straordinaria santità.

L’edizione di quest’anno apre un focus sul tema delle donne, le più colpite dalla violenza della tratta che riguarda 40 milioni di esseri umani (secondo l’International labour organization– Ilo) di cui il 70% sono donne.

Come una finestra aperta sul mondo, il sito della giornata www.preghieracontrotratta.org ha permesso di seguire una vera e propria maratona on line per permettere a varie realtà di tutti i continenti di collegarsi per dare testimonianza delle iniziative locali.

Seguendo il flusso dei fusi orari, la diretta streaming è partita dall’Oceania per passare poi all’Asia, al Medio Oriente, all’Africa, Europa, Sud America e concludersi con il Nord America.

Papa Francesco non ha voluto far mancare la sua presenza con un video messaggio, in cui ribadisce che «Le migliaia di donne e bambine che ogni anno vengono trafficate denunciano le drammatiche conseguenze di modelli relazionali fondati sulla discriminazione e la sottomissione.

E non è un’esagerazione: migliaia! L’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza il fatto che le donne hanno la stessa dignità e gli stessi diritti degli uomini… La violenza sofferta da ogni donna e da ogni bambina è una ferita aperta nel corpo di Cristo, nel corpo dell’umanità intera».

«Il papa è il nostro amico più fedele, il tema della tratta di esseri umani e della dignità della donna gli sta molto a cuore» dice suor Gabriella Bottani, 57 anni, comboniana, missionaria in Brasile prima di diventare coordinatrice di Thalita Kum, la rete internazionale di vita consacrata contro la tratta di persone.

Nata nel 2009, la rete riunisce oggi 850 congregazioni religiose, il 9% delle quali sono maschili, oltre 60 reti di solidarietà e advocay attive nel mondo con la collaborazione di circa 3.000 persone che collaborano in modo diversificato ma con una certa stabilità.

«Si tratta di religiose, religiosi, collaboratori e collaboratrici, anche di altre fedi religiose- specifica suor Gabriella. Thalita Kum è presente in 90 Paesi, c’è stata una bella crescita rispetto a otto anni fa quando è stata istituita questa Giornata di preghiera, sia per il coordinamento del comitato internazionale ma anche per l’intersecarsi con altre organizzazioni come Caritas ad esempio, il movimento dei Focolari e con una serie di realtà che interagiscono, in una grande sinergia di piccoli ma significativi».

Suor Bottani spiega la scelta del tema di quest’anno “La forza della cura”, sottolineando che «la pandemia ha segnato profondamente la vita di tutti noi, non solo chi soffre la violenza della tratta, ci ha permesso di capire quanto sia importante prenderci cura delle persone, dell’ambiente, assumendo nuovi stili di vita rispetto a modelli di sviluppo basati sullo sfruttamento.

Mettiamo al centro le donne perché sono le principali vittime per la discriminazione che soffrono e che le mette in condizioni di maggiore vulnerabilità. Superare la violenza e lo sfruttamento della tratta significa dare pari dignità ad ogni persona».

Molte religiose sono coraggiosamente in prima linea da anni nell’accompagnamento di ragazze in difficoltà. Di alcune come suor Rita Giaretta, si conosce il grande lavoro svolto presso la Casa Rut di Caserta, ma molte, spiega suor Gabriella operano nel quotidiano con la riservatezza dovuta a situazioni difficili:

«Sono tante sul territorio italiano, alcune hanno avuto maggiore visibilità, anche impegnandosi per l’approvazione dell’articolo 18 per la tutela delle vittime della tratta, sono la punta dell’iceberg, la parte più visibile della presenza forte e silenziosa di tante religiose, bello ricordare la leadership di donne dentro la chiesa che sono riuscite a fare la differenza.

Sono tante le sorelle che non escono allo scoperto perché impegnate in situazioni molto delicate».

Molte ragazze in difficoltà devono alla loro “cura” il raggiungimento di una ritrovata dignità.