Verso la GMM/5: Frà Ettore Marangi a Nairobi, ricostruire sulle macerie

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«La cosa che più mi dà speranza ogni volta è la forza incredibile delle persone che vivono qui, nello slum: nonostante abbiano demolito le loro case, sul luogo delle macerie loro hanno già ricominciato a lavorare!».

Ettore Marangi, frate minore francescano, originario di Ostuni, nello slum di Deep Sea a Nairobi, in Kenya, ci spiega al telefono dalla baraccopoli, che cosa non può tacere e perchè ha scelto la strada missionaria.

«Hellen, del gruppo Deep Sea Simama, dopo la distruzione del suo negozio ha ricominciato a vendere verdura sotto un ombrellone, perché comunque bisogna continuare a mangiare. La verità è che qui siamo tutti una famiglia!», dice.

Il primo ottobre scorso a Deep Sea il governo ha demolito le baracche considerate “illegali” e ha lasciato in strada oltre 400 persone. La notizia ha avuto risonanza in Kenya ma non in Europa.

(Clicca qui per la notizia). La demolizione dello slum serve «a far spazio ad una super strada ma nel frattempo la comunità non ha una casa», dice il missionario.

«La lettura popolare della Bibbia in baraccopoli è la forza che sostiene queste persone nelle difficoltà», ci racconta frà Ettore.

«Qui a Deep Sea, dove vivono circa 4mila persone, nella periferia più misera del quartiere ricco di Nairobi, si ricostruisce sulle macerie! Ma non è un caso: abbiamo seminato. Noi siamo orgogliosi di avere queste persone nel nostro gruppo di studio della Bibbia!», dice.

«C’è ad esempio una nonna straordinaria che si prende grande cura di un suo nipotino che ha gravi problemi di salute. È persino andata a lavorare all’estero, in Sud Sudan, da dove è tornata a causa della guerra».

La storia di Ettore Marangi missionario in Kenya inizia nel 2013 quando arriva a Nairobi col desiderio di portare la teologia dogmatica tra i poveri, per non lasciare che gli studi teologici siano solo appannaggio di una Chiesa intellettuale.

«Volevo fare teologia con i poveri e per i poveri – racconta – una teologia incarnata e così sono venuto a Westland e ho iniziato a frequentare Deep Sea.

La mia teologia si è fatta umana: da allora ad oggi abbiamo realizzato moltissimi progetti prima per i bambini di strada (accolti nelle case delle mamme dello slum), poi progetti sanitari con la gente».

L’impegno in baraccopoli cresce e Ettore ricomincia anche con la lettura popolare della Bibbia: «questa condivisione della Parola è quell’elemento in più che ha fatto la differenza tra la promozione umana e i servizi, e la spiritualità».

Ecco perchè Ettore ha scelto la strada della missione.