Tigray, don Regazzo: “la guerra continua, ribelli imboscati fuori dalle città”

"Migliaia di civili uccisi, case e chiese bruciate, preti ortodossi uccisi, specialmente ad Axum".

Facebooktwitterlinkedinmail

«Sono appena rientrato da Macallè, capitale del Tigray, la regione etiopica che cinque mesi fa si ribellò al governo federale di Addis Abeba. Andai per rinnovare la patente e per incontrare i nostri confratelli rimasti isolati per cinque mesi senza internet, senza telefono e senza corrente elettrica. Grazie a Dio stanno tutti bene».

Lo scrive don Angelo Regazzo, missionario salesiano ad Addis Abeba, raccontando del suo recente viaggio nella zona in guerra.

I confratelli, dice il missionario, «mi hanno riferito cose orribili, commesse sia dalle truppe etiopiche che eritree contro i civili. Amnesty International ha accusato Etiopia ed Eritrea di crimini contro l’umanità».

Il messaggio prosegue: «si parla di migliaia di civili uccisi, case e chiese bruciate, preti ortodossi uccisi, specialmente ad Axum, fabbriche e cliniche saccheggiate, strumenti e macchinari rubati e trasportati in Eritrea».

Don Angelo, che nella capitale etiope gestisce un centro per ragazzi senza famiglia o in situazioni molto disagiate, il Don Bosco Children, spiega che nel Tigray «anche le nostre missioni cattoliche e conventi di suore sono stati derubati: hanno preso decine di macchine, i computer delle scuole, i telefonini e oggetti personali».

Si è trattato di «un vero e proprio vandalismo e chi si opponeva veniva ucciso sul posto».

Il salesiano conferma che l’intervento dell’esercito era stato annunciato come «un’operazione militare lampo, di una o due settimane al massimo, come avevano detto le autorità governative, e invece dopo cinque mesi il conflitto continua ancora perche’ i ribelli Weyane si sono imboscati fuori dalle città e fiaccano le truppe regolari con la tattica della guerriglia».

E’ notizia di queste ore che l’Eritrea avrebbe finalmente accettato di ritirare le proprie truppe dal paese. Ma ancora l’esito non è chiaro.

Don Regazzo scrive che le Nazioni Unite «chiedono in continuazione all’Eritrea di ritirare le sue truppe e all’Etiopia di terminare l’operazione militare, ma sembra che questo non accadrà in breve tempo perche’ i ribelli Weyane non sono ancora stati catturati».

Il missionario dice che «nel frattempo decine di migliaia di Tigrini sono migrati in Sudan e quelli rimasti rischiano di morire di fame».

Diversi enti caritatevoli, tra cui anche «noi salesiani, stanno organizzando interventi umanitari per aiutare le popolazioni del Tigray, ma non è facile muoversi perche’ gli spostamenti in quelle zone di conflitto sono rischiosi».