Quello che non fanno i governi per proteggere i civili dei Paesi massacrati dalle armi, come Gaza, provano a farlo i popoli. I liberi cittadini che dicono «non in mio nome, non siamo complici».
E ieri hanno portato questo messaggio anche davanti alla Leonardo spa, la multinazionale italiana attiva nel settore della difesa e della sicurezza, che vende armi ad Israele.
«Quando c’è un conflitto e, in questo caso, quando c’è un genocidio, c’è chi piange e c’è chi ride. Noi chi ride lo abbiamo alla nostra destra».
Così ha detto Riccardo Noury, portavoce italiano di Amnesty International, rivolgendosi al palazzo della multinazionale sul quale svettavano la bandiera italiana e quella dell’Eurorpa.
Durante il presidio organizzato dai Liberi Cittadini per la Palestina, dalla campagna Stop Rearm Europe, e altre sigle, alla presenza della rete No bavaglio, Riccardo Noury ha fatto notare che «c’è una grande analogia tra le persone che salpano in mare per portare aiuti ai palestinesi (con la Global Sumud Flotillia ndr.), e quelle che salpano in mare per salvare vite umane nel Mediterraneo».
Nel corso della protesta, un gruppo dei liberi cittadini del presidio che ogni giorno si ritrova nelle piazze per tenere alta l’attenzione sul genocidio, ha realizzato una performance simulando i morti ammazzati a Gaza.
Il gruppo di donne si è poi avvicinato all’ingresso della sede della Leonardo e la performance si è spostata nella piazza adiacente.
La manifestazione è proseguita con l’intervento dell’attrice Daniela Poggi, anche lei nella rete No Bavaglio.
«E’ una missione nettamente scomoda quella che stiamo facendo verso la Leonardo – ha detto Poggi – e mi meraviglio che ci sia tanta forza di polizia schierata come se noi fossimo persone che buttano bombe.
Noi siamo madri e padri e vorremmo salvare i nostri figli perchè tutti i bambini del mondo sono nostri figli».
Ha poi aggiunto: «chi gestisce e comanda queste grandi multinazionali non ha un pensiero umano e noi siamo qui perchè vogliamo restare umani.
Tra i manifestanti c’erano anche esponenti di ‘Preti contro il genocidio‘, la piattaforma di sacerdoti che si è appena costituita per «denunciare il genocidio in atto a Gaza, le violenze ingiustificate contro la popolazione civile palestinese e lo stato di apartheid in vigore da oltre 70 anni in tutti i Territori Palestinesi Occupati».
Per «chiedere il rispetto del diritto internazionale, delle risoluzioni delle Nazioni Unite e i pronunciamenti della Corte Penale Internazionale a cui l’Italia aderisce».

