Pellegrinaggio delle Sette Chiese con Etty Hillesum

Domenica scorsa è stata ripercorsa a piedi, da 40 pellegrini, la via romana pensata da San Filippo Neri per la preghiera.

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Domenica scorsa un gruppo di quaranta persone, sotto il sole abbagliante e fiero di Roma, ha ripercorso le tappe del Pellegrinaggio delle Sette Chiese, ideato da San Filippo Neri nel XVI secolo.

Una lunga marcia per la pace, guidata dalle parole della scrittrice e pensatrice olandese Etty Hillesum, profetica ed attuale come non mai in tempi di conflitto e confusione.

Ventidue chilometri di strada, dalla basilica di san Pietro a quella di San Lorenzo, tra chiese, ruderi romani e quartieri popolari «per sintonizzare il proprio cammino su quello dei profughi di ogni guerra».

Così ha detto anche Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio (a sostegno dei gruppi discriminati e per la promozione dei diritti umani), guida ed organizzatore dell’evento.

Con lui, e con i quaranta pellegrini dal Lazio, c’erano anche sua moglie Dzemila Salkanovic e Busik, ragazzo ucraino in fuga dalla bombardata Ivano-Frankivs’k, giunto appena dieci giorni fa nella capitale assieme alla mamma e alla nonna.

«Amo così tanto gli altri perché amo in ognuno un pezzetto di te, mio Dio. Ti cerco in tutti gli uomini e spesso trovo in loro qualcosa di te. E cerco di disseppellirti dal loro cuore, mio Dio»:

sono le parole della giovane Etty uccisa ad Auschwitz nel 1943, tratte da uno dei suoi diari, e pronunciate durante il pellegrinaggio.

Tra le tappe toccate: la basilica di San Paolo fuori le Mura, raggiunta attraversando il cuore di Trastevere (ancora deserta dopo la movida), la basilica di San Sebastiano, per raggiungere la quale i pellegrini hanno lambito il quartiere popolare di Garbatella e la via Appia;

e poi San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme e San Lorenzo Fuori le Mura.

Ad ogni tappa del percorso originario, così come ideato da San Filippo Neri, i brani di Etty hanno fatto da fil rouge e collante spirituale per i tanti pellegrini nel mondo.

«Si può esser stanchi come cani dopo aver fatto una lunga camminata o una lunga coda, ma anche questo fa parte della vita, e dentro di te c’è qualcosa che non ti abbandonerà mai più», dice ancora Etty.

«Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. So tutto quanto e non mi preoccupo più per le notizie future: in un modo o nell’altro, so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto».