«Davanti al Signore alla fine dei nostri giorni, non ci verrà chiesto quante messe abbiamo celebrato ma una sola cosa: “mi hai riconosciuto? Hai aiutato chi aveva fame e sete?”
Noi di Pax Christi e Mosaico di pace siamo con la Sumud Flotillia.
Di cosa la accusano, scusate? Gli attivisti portano aiuti umanitari e non possiamo screditarli!
Se portare farina è un reato, se condividere il pane è reato, allora non c’e’ più speranza».
Così don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi, commenta con noi l’attacco di stanotte con droni rivolto contro gli attivisti e i volontari di tre delle navi tra cui l’italiana della Global Sumud Flotillia, in acque internazionali, in navigazione verso Gaza.
Per oltre tre ore le navi sono state sottoposte ad un attacco dall’alto che ha fatto diversi danni e ad una forte pressione piscologica.
Da stamani in piazza Montecitorio sono in presidio gruppi che si considerano “equipaggio di terra” e che sostengono le navi umanitarie (dai Liberi cittadini per la Palestina alla rete no bavaglio, dal Global Sumud movement ai volontari e giornalisti che sollecitano i parlamentari ad agire).
I cittadini chiedono al governo italiano di attivarsi immediatamente a protezione dei volontari in pericolo e sotto attacco.
La società civile è pronta a “bloccare tutto”, come ripetono in coro gli attivisti.
«Siamo anche noi parte dell’equipaggio di terra della Flotillia», dice don Sacco.
Nel corso delle ore è arrivata la risposta del ministro della Difesa, Guido Crosetto.
«Per garantire assistenza ai cittadini italiani presenti sulla Flotilla – si legge in una nota di Crosetto – questa notte ho autorizzato l’intervento immediato della fregata multiruolo Fasan della Marina militare che era in navigazione a nord di Creta nell’ambito dell’operazione Mare Sicuro e la fregata si sta già dirigendo verso l’area per eventuali attività di soccorso».
In un comunicato firmato da entrambi, Pax Christi e Mosaico di pace scrivono:
«chiediamo con urgenza un’immediata presa di posizione pubblica per condannare questi attacchi.
Chiediamo la protezione dei partecipanti da parte delle istituzioni internazionali e la pressione diplomatica e politica sui responsabili per fermare queste azioni illegali».
«Se qualcuno dovesse essere ferito o ucciso si tratterebbe di un ulteriore crimine di guerra da aggiungere alla lunga lista di violazioni già commesse.
È fondamentale che governi, istituzioni e organizzazioni internazionali intervengano ora, prima che sia troppo tardi».
E ancora con noi don Renato Sacco, molto scosso per quanto sta accadendo, anzitutto dentro Gaza, e poi contro chi porta aiuti, ha aggiunto:
«per i credenti quello che sta facendo la missione delle navi umanitarie è parte integrante del capitolo 25 del vangelo di Matteo: “avevo fame e mi avete dato da mangiare” – fa notare don Sacco –
Gaza è una prigione a cielo aperto e noi gridiamo il vangelo.
Questa missione è fatta anche da non credenti e vanno rispettati: non ce lo chiede una forza militare ma ce lo chiede il vangelo».