«Carissimi, invio con affetto la mia benedizione al clero locale delle Chiese particolari, ai missionari e alle missionarie, e a coloro che sono in discernimento vocazionale.
Ai migranti invece dico: siate sempre i benvenuti!».
Così, in chiusura della sua omelia domenica scorsa al Giubileo del mondo missionario e dei migranti, Papa Leone si è rivolto a coloro che emigrano.
«I mari e i deserti che avete attraversato – ha spiegato – nella Scrittura sono “luoghi della salvezza”, in cui Dio si è fatto presente per salvare il suo popolo. Vi auguro di trovare questo volto di Dio nelle missionarie e nei missionari che incontrerete!
Affido tutti all’intercessione di Maria, prima missionaria del suo Figlio, che cammina in fretta verso i monti della Giudea, portando Gesù in grembo e mettendosi al servizio di Elisabetta».
Lei ci sostenga, perché ciascuno di noi diventi collaboratori del Regno di Cristo, Regno di amore, di giustizia e di pace».
«C’è una vita, dunque – ha detto – una nuova possibilità di vita e di salvezza che proviene dalla fede, perché essa non solo ci aiuta a resistere al male perseverando nel bene, ma trasforma la nostra esistenza tanto da renderla uno strumento della salvezza che Dio ancora oggi vuole operare nel mondo».
Il Pontefice è anche tornato sulle vocazioni ad gentes ripetendo che questo resta sempre un ambito cruciale.
«Vorrei poi ricordare la bellezza e l’importanza delle vocazioni missionarie», ha detto.
«Mi rivolgo in particolare alla Chiesa europea: oggi c’è bisogno di un nuovo slancio missionario, di laici, religiosi e presbiteri che offrano il loro servizio nelle terre di missione, di nuove proposte ed esperienze vocazionali capaci di suscitare questo desiderio, specialmente nei giovani.