Medico di Emergency in trincea a Kabul: “Chiamati a convivere con la paura”

L'intervista del Sir a Ornella Spagnolello, 32 anni, che è rimasta sul campo.

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«Siamo chiamati a convivere con la paura, è un sentimento che non manca. Del resto sono qui perché ho aderito a questo progetto di Emergency e intendo onorarlo. E poi tra noi c’è chi si occupa della nostra sicurezza, che è un elemento sempre prioritario nei progetti di Emergency».

A parlare, intervistata da Gianni Borsa per il Sir, è Ornella Spagnolello, medico italiano che lavora nell’ospedale di Emergency a Kabul.

«Va inoltre tenuto presente che il nostro è un ospedale “neutrale”, né governativo né militare, e per tale ragione non è ritenuto un obiettivo», dice. 

La dottoressa Spagnolello è siciliana di origine, ha 32 anni, ed è in Afghanistan con Emergency, dopo essere stata in Sudan, Congo e fra i malati di Covid a Bergamo.

Riportiamo alcuni stralci dell’intervista che può essere letta per intero cliccando qui.

La popolazione che voi incontrate come vive questa situazione di transizione e di violenza nella capitale?

Avverto un clima di profonda apprensione per quanto accade in questi giorni e in relazione al prossimo scenario politico, sociale, ed economico dell’Afghanistan. Anche perché vi è grande incertezza e il futuro dipenderà da diversi fattori.

Quello di Emergency è, a Kabul, forse l’ospedale più attrezzato sul piano sanitario. Dopo le vicende degli ultimi giorni, attentato all’aeroporto compreso, il vostro lavoro sarà cresciuto a dismisura. Riuscite a curare tutte le persone che arrivano da voi?

L’ospedale di Emergency conta 105 posti letto, dispone di tre sale operatorie che possono lavorare contemporaneamente, e in questi giorni in effetti sono attive in continuazione. Abbiamo 6 posti in terapia intensiva, c’è un reparto di terapia sub-intensiva. Stiamo facendo fronte a un elevatissimo numero di accessi.

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