Martin Nkafu, camerunense, docente emerito di Storia della Filosofia africana presso l’Università Lateranense a Roma, e padre della Vitalogia africana, ci spiega come l’Africa si appresterà a celebrare l’Anno Santo.
E quale contributo ha fornito al Sinodo.
Come si appresta il Continente africano a vivere il Giubileo della Misericordia che si apre il 24 dicembre?
Sapendo che nella Chiesa cattolica questo sarà l’anno della remissione dei peccati, della riconciliazione e della conversione, noi ci auguriamo che in tutte le diocesi e conferenze episcopali africane si celebrino dei momenti come solo noi africani sappiamo fare.
Ossia con tutta la genialità che ci caratterizza!
Detto ciò, essendo noi battezzati mediante un solo Spirito in un solo Corpo, la Chiesa in Africa celebrerà l’Anno Santo 2025 in Sinodo con quella universale: un cuore solo ed un’anima sola pur nella diversità delle culture e lingue.
Ma a suo avviso si terranno momenti di incontro e preghiera ‘locali’, come dei piccoli Giubilei in terra d’Africa?
Io proporrei che ogni cattedrale in Africa dedichi una Porta Santa a questo evento memoriale intorno a cui celebrare l’anno della redenzione.
Tutto ciò con un’intenzione centrale per la Pace nel mondo, affinchè tutti possano riconciliarsi!
In questo momento storico non c’è intenzione più grande dell’uscita dal conflitto.
Mi auguro che il Simposio delle conferenze Episcopali dell’Africa e Madagascar, oltre a organizzare pellegrinaggi a Roma, organizzi nei luoghi santi del nostro continente, momenti forti d’incontro, celebrazioni e festa.
Ricordiamo che per dare inizio alla celebrazione per il 50esimo anniversario della fine del Concilio Vaticano II, il papa aveva aperto l’anno giubilare 2015 proprio nella Cattedrale di Bangui in Repubblica Centroafricana!
Che effetti avrà secondo lei la conclusione del Sinodo sulle questioni relative alla religione tradizionale in Africa?
Una volta pervenuti alla consapevolezza che quella africana è una vera religione, alla pari delle altre, bisogna insegnarla!
L’Ecclesiae in Africa di Giovanni Paolo II raccomanda che la Religione Tradizionale Africana sia studiata in tutti gli istituti, seminari, luoghi di formazione religiosi e università cattoliche in Africa e nelle Pontificie Università.
Avendo insegnato per anni questa cultura e religione, io posso attestare che la Chiesa nella sua missione evangelizzatrice e nel processo di inculturazione ha dato ampio spazio alle ricche tradizioni africane nella liturgia cristiana in tutto il continente e ovunque si trovano africani cristiani nel mondo.
(L’intervista per intero è disponibile sul numero di dicembre di Popoli e Missione)