L’Iran di nuovo nel caos dopo la morte del Presidente Raisi

Facebooktwitterlinkedinmail

Dopo l’ennesimo lutto l’Iran precipita di nuovo nell‘incertezza politica e nel caos diplomatico.  

Molti dubbi aleggiano attorno alla morte del presidente Ebrahim Raisi, vittima, assieme al ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian e al governatore della provincia dell’Azerbaigian orientale, di un tragico incidente in volo.

L’elicottero con a bordo la delegazione governativa, di ritorno da una visita diplomatica in una zona al confine con l’Azerbaigian, ieri si è schiantato sulle montagne di una  regione decisamente impervia.

La stampa internazionale, nel riferire la cronaca di un incidente che inizialmente era stato sminuito dalla propaganda iraniana (si era parlato di atterraggio difficile, poi si è dovuto ammettere il ‘crash’), lascia intravedere dubbi sulla dinamica.

E tira in ballo l’acerrimo nemico dell’Iran: Israele.

«L’ombra lunga tra Iran e Israele è deflagrata il mese scorso, con il botta e risposta di droni e missili», scrive la Reuters, riportando anche una smentita sulle eventuali responsabilità di Israele nel caso di questo tragico incidente in volo.

«It wasn’t us», «non siamo stati noi», avrebbe detto una fonte ufficiale anonima ai giornalisti della Reuters. 

Nel frattempo in queste ore il gabinetto governativo iraniano ha indetto un incontro di emergenza guidato dal vice-presidente, Mohammad Mokhber, che assume l’interim alla presidenza, in accordo con il leader supremo.

In effetti la morte di Ebrahim Raisi (63 anni, subentrato nel 2021 al presidente ‘moderato’ Hassan Rouhani) scombina di molto i piani delle gerarchie: il presidente in carica era il successore più probabile alla leadership di Ali Khamenei (di cui era il delfino) come Guida suprema.

«C’è una puntualità straordinaria rispetto al clima che si stava normalizzando attorno all’Iran, una volta passata l’emergenza» con Israele, nota anche Antonello Sacchetti, giornalista ed esperto di mondo iraniano.

Poche ore prima dell’incidente Raisi e Ilham Aliev, presidente azero, avevano assistito assieme all’inaugurazione della diga di Qiz Qalasi, al confine con l’Azerbaigian.

Dice ancora Sacchetti che ci sono diverse coincidenze da chiarire: anzitutto l’incidente è avvenuto «in prossimità di un confine sensibile e particolare, e subito dopo un incontro con la leadership dell’Azerbaigian che ha un rapporto molto stretto con Israele.

Tel Aviv in Azerbaigian ha una base aerea e c’è un accordo per sviluppare due nuovi satelliti di sorveglianza.

Inoltre il 40% del fabbisogno di petrolio di Israele è fornito dall’Azerbaigian». 

 Una lunga analisi di Al Jazeera sul personaggio Raisi, ricorda come il suo regime fosse stato al centro delle dure proteste della società civile negli ultimi due anni in Iran:

«alla fine del 2022 – scrive il sito dell’emittente televisiva panaraba – la rabbia popolare eruppe subito dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza vittima della polizia morale iraniana, che aveva arrestato la 22enne sotto una stazione della metro a Teheran, perchè non avrebbe indossato correttamente il velo».

 Le proteste popolari sono durate fino alla metà del 2023, dopo che 500 persone sono state ammazzate in strada dalle forze di sicurezza, come hanno constatato le organizzazioni per i diritti umani.

Sette persone sono state condannate a morte (e la pena eseguita), per aver avuto un ruolo durante quelle proteste.