Intervenire subito in Sudan, “dopo El Fasher, la prossima sarà El Obeid in Kordofan”

Un appello al nostro governo (e alla Comunità internazionale) trainato dai Comboniani e veicolato da parlamentari e diplomatici

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In Sudan non c’è più tempo: bisogna intervenire immediatamente e mettere in salvo i civili, perchè il conflitto si sta allargando.

Dopo El Fasher, in Darfur, a rischio ora c’è anche El Obeid, capitale del Kordofan settentrionale, probabile prossima preda delle Rapid Support Forces.

A lanciare l’allarme sono i missionari comboniani in Sudan, ma anche Medici Senza Frontiere di Tawila e la Comunità di Sant’Egidio.

Si chiede al nostro governo di far pressione per ottenere «una tregua umanitaria nel Darfur e in tutto il Sudan, passaggi sicuri e garantiti per l’evacuazione dei civili e il ripristino dell’accesso agli aiuti umanitario».

L’appello è urgente: dalla Camera dei deputati, dove hanno tenuto prima una conferenza stampa e il giorno dopo una audizione sul Sudan, padre Diego Delle Carbonare da Port Sudan, padre Antonio Soffientini, Vittorio Pizzi di MSF ed altri interlocutori, si rivolgono all’Italia e alle Nazioni Unite.

«Sta crescendo la tensione e la paura in altre città: tutto il Darfur è in mano alle RSF ma anche ad El Obeid ora c’è molta paura: le persone si preparano ad abbandonare la città», ha spiegato padre Diego.

El Fasher è una priorità ma tutto l’est e l’ovest del Sudan non devono essere trascurati.

«C’è stata una visita dello Humanitarian coordinator nel Darfur ma serve una presenza più forte delle Nazioni Unite – avverte il medico Pizzi – purtroppo dato il lungo assedio di El Fasher, noi operiamo a Tawila e da mesi riceviamo sfollati, perchè questo è ritenuto uno dei posti più sicuri».

Tra le emergenze sanitarie, oltre alla devastante carestia, anche una epidemia di dengue.

«Nell’ultima settimana abbiamo ricevuto molti più feriti da arma da fuoco e parte della popolazione con casi di malnutrizione estrema – avverte Pizzi – da mesi e mesi è stata dichiarata una carestia all’interno di El Fasher ma non siamo mai riusciti ad accedere alla città».

La conferenza stampa, ospitata dalla deputata Lia Quartapelle, con l’intervento di Paolo Ciani, entrambi del Partito Democratico, serviva a sollecitare il governo e a mobilitare l’opinione pubblica.

Nel corso del dibattito è stato chiamato ad intervenire anche Alain Nour, giovane attivista della diaspora sudanese in Italia che ha confermato che a breve ci sarà una mobilitazione dal basso per il Sudan, così come avvenuto per il genocidio di Gaza.

«Ogni giorno muoiono due adulti o 4 bambini ogni 10mila persone e ad El fasher c’erano 200mila persone…qualcosa di devastante – spiega ancora il medico – questo rinforza ciò che abbiamo visto negli ultimi due anni e mezzo: è una  guerra contro le persone».

La richiesta è che il nostro Paese faccia pressione «in tutti i consessi internazionali per reclamare l’urgenza assoluta di una tregua umanitaria nel Darfur e in tutto il Sudan».

Tra i relatori anche Mauro Garofalo, tra i diplomatici della Comunità di Sant’Egidio che ha detto: «l’impotenza della comunità internazionale deve finire, altrimenti questa diventa colpevolezza.

L’Italia possiede degli strumenti e vanno attivati».

Per il giornalista di Nigrizia Brando Ricci, «il peso dell’inazione è concreto» e non è possibile attendere ancora, come si è atteso che da Jeneina la crisi dilagasse ad El Fasher e adesso nel Kordoifan.