Intenzione di preghiera/Aprile – La vita degli altri prima della propria

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Nel 1854 l’Impero britannico, alleato della Turchia, entra in guerra contro la Russia che vuole conquistare Costantinopoli, e manda una spedizione militare in Crimea. I primi successi sono seguiti da notizie allarmanti sui soldati feriti lasciati morire senza assistenza. Il 21 ottobre dello stesso anno, Florence Nightingale, una nobildonna inglese, parte insieme a 38 infermiere per Scutari in Albania, sede dell’ospedale militare britannico. Trova 10mila soldati in condizioni disumane di sporcizia e di abbandono che si contagiano l’un l’altro con malattie infettive, in quanto mancano tutte le attrezzature, persino l’acqua è razionata, i rifornimenti sono rallentati da regolamenti assurdi, e gli alti ufficiali si disinteressano delle truppe divenute inutilizzabili per operazioni belliche. Lavorando giorno e notte con le sue compagne, miss Florence impone nuove procedure razionali e igieniche negli ospedali da campo, che sorgono come funghi attorno ai luoghi di battaglie cruenti fra eserciti contrapposti.

Sul suo esempio, un numero sempre crescente di anime nobili, tra cui va fatto memoria di coraggiosi medici e indomiti Cappellani militari, per lo più sacerdoti esentati dalle operazioni belliche (ma addetti a tempo pieno ai servizi sanitari). Per quanto riguarda la Prima Guerra Mondiale basta ricordare le adamantine figure di monsignor Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, don Primo Mazzolari e don Giovanni Minzoni che sui campi di battaglia recavano conforto materiale e spirituale a tutti coloro che erano coinvolti nell’immane tragedia. Nel 1872 Henry Dunant, imprenditore e filantropo svizzero, Premio Nobel per la pace nel 1901 (primo anno in cui venne assegnato tale riconoscimento) fonda la Croce Rossa Internazionale, ispirato, come amava ripetere, dal lavoro di miss Nightingale; tale organismo aveva il compito primario di soccorrere i feriti dell’una e dell’altra parte in conflitto, per le loro condizioni fisiche che rimanevano giacenti esanimi sui campi di battaglia. Tutte le nazioni dell’epoca riconobbero pubblicamente la nobiltà e l’utilità di un’associazione avente questi principi ispiratori.

Pregare – ieri come oggi – per le persone che svolgono la loro opera meritoria e in modo particolare per i medici e il personale umanitario presenti nelle zone di guerra, dove rischiano la propria vita per salvare quella degli altri e alleviare le sofferenze di tanta povera gente, ci sembra non solo doveroso, ma soprattutto urgente e necessario per costruire un mondo più giusto e più fraterno.

 

Foto: Afp