Il valore della libertà e della dissidenza oggi, dal Myanmar al mondo

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“Nonostante tutto quello che succede in Myanmar, io penso che il paese abbia ancora un futuro roseo perché i giovani non accettano i soprusi della giunta militare al potere.

Con mia madre hanno avuto esperienza di cosa sia davvero la democrazia, per alcuni anni, e questo potenziale esiste ancora.

Tuttavia il fatto che siano pronti a combattere e vincere da soli è segno che il mondo ha fatto davvero poco per noi finora”.

A parlare dal Festival della Missione in corso a Torino, è Kim Aris, figlio dell’ex leader birmana e premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, dal 2021 di nuovo in carcere.

Il Paese asiatico sta vivendo uno dei periodi più bui della sua storia recente.

In seguito al colpo di Stato del 2021 è iniziata una guerra civile e oggi molte aree sono controllate da gruppi dissidenti, mentre la giunta militare controlla le grandi città e altre zone strategiche.

Kim ha parlato della certezza che il suo Paese d’origine (lui vive da dissidente all’estero e non ha notizie di sua madre che viene tenuta in isolamento da diversi anni) possa liberarsi dall’oppressione.

“Ma i tempi possono essere lunghi”, aggiunge.

A proposito della sopraffazione dei regimi e delle democrazie autoritarie nel mondo contemporaneo, Gianni Criveller, direttore del Pime e missionario per molti anni a Hong Kong, ha detto:

“Io sperimento spesso un senso di scoraggiamento perché sono troppe le situazioni di violenza nel mondo e trovo che ci sia poca stima della libertà”.

“Ci si affida a donne e uomini forti che sostituiscono il valore dei popoli ma non c’è vita senza la libertà”, dice padre Criveller.

La possibilità di essere liberi è invece ciò che “ci rende ad immagine e somiglianza di dio.

I giovani del Myanmar per me sono una speranza e un esempio virtuoso”.

Albertina Soliani, ex senatrice, ha parlato della necessità di formare network di persone impegnate seriamente per la pace, perché il “cambiamento del mondo ha bisogno di una fiducia che non viene dai capi ma dai popoli.

Ogni generazione fa la sua resistenza, e i giovani oggi sono chiamati ad essere quelli che sono stati i giovani 80 anni fa”.