Il secolo di Amadou Mahtar M’Bow

Un incontro a Dakar per i cento anni del grande intellettuale senegalese.

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Compie cento anni Amadou Mahtar M’bow, grande uomo di cultura senegalese già direttore  Generale dell’Unesco, in onore del quale  l’otto maggio scorso è stato organizzato a Dakar un seguitissimo incontro.

Le menti più brillanti del mondo culturale africano hanno preso parte ad “Amadou Mahtar M’Bow  e la riscrittura della Storia dell’Africa”, questo il titolo  dell’incontro per onorare l’opera di chi ha scritto pagine capitali per far uscire la storia del Continente dal ghetto di uno sguardo coloniale europeo   che per secoli ha inchiodato l’Africa e la sua gente agli  stereotipi.

Il contributo di M’bow, che il 20 marzo scorso  ha varcato la straordinaria soglia del secolo di vita, si è rivelato essenziale soprattutto nel periodo in cui, primo africano a lavorare in un’Organizzazione delle Nazioni Unite,  dal 1974 al 1987 ha giocato il prestigioso ruolo di Direttore Generale dell’Unesco dando inizio ad  un monumentale lavoro  di ricerca storica con  i migliori specialisti per offrire all’Africa e al mondo il posto che il Continente merita nel percorso dell’Umanità.

Dall’impegno di M’Bow è uscito un lavoro colossale con la pubblicazione di otto volumi, costati anni di paziente ricerca, finanziati dal Vaticano e dal  colonnello Gheddafi, che ripercorrono la storia africana dall’Antichità fino alla stagione delle Indipendenze.

«Un lavoro che solo un visionario come lui poteva pensare»: ha commentato il settantaquattrenne Abdoulaye Bathily, già Presidente del Parlamento senegalese, primo di una serie di oratori che dal microfono si sono succeduti per rendere omaggio a M’Bow.

«Per troppo tempo miti e pregiudizi hanno nascosto al mondo la reale storia dell’Africa.  Addirittura le società africane  sono state fatte passare per società senza Storia», si legge nella prefazione all’opera di M’Bow.

Nonostante  gli importanti lavori effettuati nei primi decenni del ‘900 da pionieri come Frobenius, Maurice de la Fosse, Arturo Labriola e altri, «ci sono ancora sedicenti specialisti non africani, prigionieri di  dogmi tutti da dimostrare, che affermano come le nostre società africane non possano essere oggetto di studi scientifici per la mancanza di fonti e documenti».

Si tratta di «una mera idiozia colonialista generatrice di stereotipi razziali che hanno condizionato in negativo tutta la storiografia degli ultimi tre secoli», scrive Bathily.

Ricordando il progetto iniziale di M’Bow, il guineiano Thierno Moctar Bah gli ha reso un vibrante omaggio non dimenticando i  suoi compagni di avventura che con le loro opere di ricerca  hanno contribuito in modo decisivo a restituire al Continente la dignità della sua storia.

«E’ stato un doppio impegno, una doppia lotta – ha sottolineato Tierno  Bah – culturale e politica per dare all’identità africana una coscienza storica rinnovata, portatrice di speranza con la scoperta del nostro patrimonio culturale e del dinamismo interno del nostro Continente. La Storia Generale dell’Africa voluta da M’Bow resta  un’opera di scienza e coscienza!».

(L’articolo per intero è stato pubblicato sul numero di giugno del NotiCum).

(Foto wikipedia di Serigne Diagne – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8101884)