Haiti, fidei donum Boschetti: “rapiscono per distruggere ciò che è degno”

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«E’ avvenuto tra le otto e le dieci del mattino, non è la prima volta che rapiscono più persone assieme: le gang ad Haiti hanno il controllo delle strade, fermano pullman e usano violenza sui rapiti: lo fanno per distruggere quello che è più degno, con una brutalità terribile».

Maddalena Boschetti, fidei donum inviata dalla diocesi di Genova nell’isola caraibica, commenta con noi al telefono l’ennesimo rapimento ‘collettivo’ ad Haiti.

Ben 17 missionari cristiani (tra di loro c’erano anche dei bambini) di una charity dell’Ohio sono stati prelevati ieri mentre andavano in aeroporto, da un gruppo armato che si fa chiamare 400 Mawozo a Ganthier, ad est della capitale Port-au-Prince.

(Per la notizia clicca qui).

«Le gang hanno campo libero, rapiscono gli allievi delle scuole, i padri, le madri: hanno perso il senso della vita, devono fare cassa. Ma il problema è che adesso non fanno più differenza. Rapiscono preti,  pastori, suore», dice Boschetti.

«Sono rapimenti collettivi, vengono fermati gli autobus e prelevate le persone grazie alle molte armi che circolano. La polizia non ha controllo, tutto quello che è autorità civile è fittizio qui», aggiunge.

Haiti si trova in mezzo, come Paese di transito tra Colombia e Florida, al centro di grandi interessi legati a traffici di droga e armi, ci racconta la fidei donum.

«Io vado spesso a Port au Prince, e mi accorgo delle cose nuove che accadono: la terminologia che usano i ragazzini, ad esempio. Adesso dicono che vanno a consegnare il curriculum vitae: i giovani   che non hanno lavoro nè famiglia, pagano per dare il CV alle gang».  

Uno dei capi gang si fa riprendere spesso in video amatoriali che circolano in rete e su youtube: «si presenta come un’autorità e si comporta da capo di Stato: se ci fossero elezioni, lui vincerebbe di sicuro», commenta Maddalena.

 La Commissione episcopale nazionale di Giustizia e Pace ieri ha emesso un comunicato relativamente a quest’ultimo rapimento:

«ci interroghiamo sulla passività delle autorità politiche e di polizia – si legge – insistiamo su misure adeguate da adottare per contrastare questo fenomeno».

Il problema di fondo è la ‘normalizzazione’ della violenza e dell’insicurezza.

«Il paradosso è che quando tutto è urgenza – afferma Maddalena Boschetti – non c’è più nessuna urgenza, l’urgenza è la routine. Le persone sono obbligate a vivere la loro giornata facendo finta che quello che fanno è possibile, aggrappati alla vita. Ma in realtà rischiano ad ogni istante».

«Io prima incoraggiavo i giovani a restare nel Paese, adesso non ci credo più. Come faccio a dire restate? Qui in questo inferno?».

Uscire da Haiti però è impossibile: come dimostrano i respingimenti alla frontiera tra Stati Uniti e Messico, chi scappa dall’isola, tentando la via della rotta interna, attraverso i paesi dell’America Latina, viene fermato al suo arrivo e brutalmente rispedito indietro.

«I respingimenti sono l’ultimo atto della follia e della brutalità umana e politica», afferma la fidei donum.