Haiti, dopo alluvioni e terremoto si allarga il potere delle gang

"La gente ha fame, la loro vita dipende dai raccolti".

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Il bilancio dei disastri naturali che si sono abbattuti su Haiti all’inizio di giugno è drammatico, ma ancora di più lo è quello della criminalità: le numerose gang presenti da anni, nel caos totale dovuto ad alluvioni e terremoto, stanno allargando ulteriormente il loro potere.

Ne parla con noi la fidei donum Maddalena Boschetti, che si trova nel nord-ovest del Paese, nella zona in linea d’aria difronte all’isola di Cuba.

«L’evento umano è quello che continua a ferire Haiti: è la violenza, lo scontro tra gang, la guerra interna tra i Signori del male e le autorità, rifornite di armi dall’esterno», dice Maddalena.

«Le alluvioni che abbiamo avuto nei primi giorni del mese sono legate a piogge eccezionali, non ai cicloni stagionali: sono gli effetti del cambiamento climatico: qui la natura è ferita e non c’è un sistema di allerta e di protezione».

Dopo le alluvioni e il terremoto del 6 giugno, gli abitanti dell’isola sono stremati: «uomini e donne fanno tutto ciò che possono per dar da mangiare ai loro figli, ma dipendono dai raccolti.

La gente ha fame, le ultime statistiche parlano del 50% dei bambini che saranno malnutriti nel 2023».

La periferia del Paese, parte dell’isola Hispaniola, nel mar dei Caraibi, è sempre più isolata, tagliata fuori dai collegamenti e dai rifornimenti, non ci sono più medicinali, i container con le importazioni di beni sono fermi nei porti.

La capitale Port au Prince è assediata e le 200 gang criminali si spartiscono il territorio e le merci.

Maddalena ci mostra un video che parla del blocco degli accessi alla capitale: «il nord è bloccato, l’accesso a sud anche, e ormai da più di un mese la parte centrale del Paese è in mano ad altre bande».

La spartizione del territorio si sta completando non solo nella capitale ma in zone che sono sempre più di provincia: «questo significa che le bande fanno ciò che vogliono e non c’è il minimo controllo su di esse».

D’altra parte le autorità statali tacciono: la missionaria spiga che c’è «un silenzio abominevole, di complicità, di disprezzo e ipocrisia da parte dello Stato».

E conclude: «in questo Paese si fa solo finta di avere dei punti di riferimento civili e democratici ma è una grande menzogna: chi sta al potere non è stato né scelto né eletto».