«Penso che il prossimo Pontefice dovrà seguire le orme di Francesco perchè lui ha spalancato le porte all’umanità e alla misericordia.
Poi, che si chiami Francesco II o non so come, non è il nome che fa il Papa!».
Nel secondo giorno di conclave, mentre cresce l’attesa dei fedeli per la fumata bianca, è una missionaria venuta dal Congo Brazzaville, suor Eleonora Fulcini, da 40 anni in Africa, ad esprimere i suoi auspici per il papato che verrà.

Suor Eleonora
Suor Eleonora, Figlia di Maria Ausiliatrice, che si dice italo-africana, si trova in questo periodo a Roma, con diverse altre consorelle giunte da tutte le parti del mondo anche per seguire questo evento cruciale della Chiesa cattolica.
«Non c’è dubbio che la parola chiave è misericordia e il nuovo Pontefice dovrà continuare ad insegnarci come progredire nella vita cristiana – dice – Quando sono rientrata in Italia pochi giorni fa, mi sono resa conto che in apparenza non molto è cambiato rispetto a prima, nelle parrocchie, nonostante gli insegnamenti di Francesco!
Ad esempio: ci sono tanti immigrati, persone che arrivano da fuori e vedo che non tutte le parrocchie sono pronte ad accogliere… Ma questo è esattamente l’opposto di quel che accade in Africa.
Io vengo da Point Noire in Congo, dove sorge la nostra missione e la scuola salesiana.
Ecco, c’è tanta povertà ma lì tutti accolgono tutti.
Tu arrivi in Africa e mai nessuno ti dirà “qui non c’è posto”, nonostante siano in tanti e non hanno niente».
Tuttavia per suor Eleonora, il grande cuore africano e la generosità che è parte integrante della cultura africana non bastano alla Chiesa del continente per donare al mondo un papa.
«Forse non è ancora arrivato il momento dell’Africa ai vertici, di un papa africano.
Anche se i vescovi africani stanno facendo tanti sforzi di apertura, non vedo ancora la possibilità concreta di un papa africano. In ogni caso la sorpresa sarà grande».

Suor Cecilia
Per suor Cecilia Isabel Avila Celis, colombiana e missionaria in Colombia con la popolazione afro-discendente è sufficiente che «sia scelto un papa secondo il cuore di Dio, cioè ispirato dallo Spirito Santo».
La salesiana, che è animatrice di comunità proprio nella zona della Colombia più vulnerabile, nel centro del Paese, nella Regione del Chocò dice: «spero che lui possa essere una risposta adeguata alle necessità di oggi e a quelle di domani.
Che abbia una mente aperta. Non importa da dove arrivi: non c’è un Paese specifico, può venire da qualsiasi paese basta che sia lungimirante».
Suor Cecilia si occupa della promozione delle ragazze, spesso vittime di violenza.
«queste donne non hanno accesso ad una educazione di qualità e in molti casi nella popolazione indigena le ragazzine già a nove dieci anni vengono formate ad avere una loro famiglia».
Nella Colombia del dopo guerra, tra miniere d’oro e coltivazioni di banani, nonostante la smobilitazione delle milizie armate delle FARC c’è ancora tanta instabilità ed uno strascico di guerriglia.
«Ogni due o tre mesi – racconta la salesiana- la popolazione locale viene confinata dalle milizie che così avranno via libera per realizzare il commercio della droga».

Suor Maria Auxiliadora
Un papa attento alle esigenze dei poveri e degli indigeni, di coloro che sono sopraffatti dal potere e dalla violenza armata, secondo suor Cecilia è davvero una necessità.
Dal Brasile interviene suor Maria Auxiliadora De Barros che dice:
«Mi auguro che sia una persona che continui il mandato di Papa Francesco così umano e libero.
Che questo Papa abbia attenzione alla missione, e sia aperto allo Spirito Santo!».
Video, intervista qui.
https://youtube.com/shorts/uJ0rSIm8Z6g?si=RmlTZn0xxRxbWtEt