Burkina Faso: ordigno esplosivo in strada, molti studenti tra le 35 vittime

Nicola Pedde spiega l'origine della galassia jihadista nel Sahel.

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C’erano anche ragazzi e ragazze delle scuole secondarie diretti a Ouagadougou tra le 35 vittime dell’esplosione di ieri in Burkina Faso.

Si tratta dell’ennesimo attentato con ordigni non convenzionali disseminati lungo le strade di uno dei Paesi più pericolosi del Sahel.  

Appena il 60% del territorio è controllato dallo Stato, il restante 40% è nella morsa delle decine di gruppi armati ‘jihadisti’ che hanno campo libero soprattutto al confine con Niger e Mali. 

In un contesto “colabrodo” e anarchico come questo, la popolazione civile è costantemente minacciata e gli attentati lungo le principali vie di comunicazione sono la normalità.

Ieri è accaduto in una regione dell’estremo nord, dove 35 civili, tra i quali diversi studenti, a bordo di un bus, sono rimasti uccisi in seguito all’esplosione di un improvised explosive device (IED), un ordigno realizzato con materiali non convenzionali. 

Ne ha dato notizia lo stesso governatore, Rodolphe Sorgho, che ha spiegato alla stampa: «uno dei veicoli del convoglio è stato colpito da un ordigno, i morti sono 35 e i feriti al momento 37».

Tra le vittime, «alcuni commercianti che andavano a comprare rifornimenti nella capitale, e studenti che tornavano in città per l’inizio del nuovo anno scolastico», ha raccontato uno dei residenti di Djibo all’Afp.

Ma cosa spinge esattamente questi gruppi verso un tipo di violenza così diffusa e capillare?

«I gruppi armati hanno una matrice ben diversa gli uni dagli altri, non possiamo parlare genericamente di Jihadismo»,  ci spiega Nicola Pedde, direttore dell’Institute for Global Studies.

«Alla base di tutto c’è l’incapacità dello Stato di dare risposte serie al problema identitario (in particolare dei Tuareg) e a quello economico, legato per esempio al nomadismo e all’allevamento».

La crisi climatica, la siccità e la scarsità dei raccolti peggiorano le condizioni dei già poveri, accentuando i bisogni della gente.

«In questo vuoto di potere le varie istanze locali vengono raccolte da organizzazioni eredi del jihadismo algerino», spiega l’esperto.

«La latitanza dei governi su questioni importanti e una concentrazione esclusiva sulla dimensione securitaria – spiega Pedde- lasciano spazio ai gruppi armati di diversa estrazione».

L’area sotto attacco è quella più esposta poichè confina con Mali e Niger dove la presenza jihadista è oramai dilagante; lo scorso anno ben 89 persone sono state uccise nel villaggio di Seytenga, al nord del Paese.

L’esercito burkinabè considera una priorità contrastare i gruppi armati (che avanzano da nord-est) anche tramite un dialogo serrato con autorità religiose e leader locali.

Ma la destabilizzazione del Sahel è quasi cronica, dovuta anche ai frequenti Colpi di Stato, alcuni dei quali appoggiati dal popolo, come quello del 24 gennaio 2022 in Burkina Faso.

«L’intervento dei militari a Ouagadougou – scriveva in occasione del golpe Camillo Casola, ricercatore dell’Ispi  -non è giunto inaspettato: le manifestazioni popolari di protesta nella capitale e nelle principali città hanno restituito il segno di una progressiva delegittimazione del regime di Marc Roch Christian Kaboré».

«Questa perenne destabilizzazione politica e sociale, con vuoti di potere e giochi di forza, naturalmente nuoce al popolo», commenta padre Mauro Armanino, missionario SMA in Niger.

Il caos politico impedisce di portare avanti qualsiasi programma di ripresa economica o investimento, di sviluppo sociale e di Cooperazione.

La lotta alla povertà, ad esempio, prioritaria dato l’Indice di Sviluppo Umano (il cui valore è 0,452 posizionando il Paese al 182esimo posto su 189), è una chimera in un contesto dove la mobilità interna è la norma.

Il Consiglio Norvegese per i Rifugiati, organizzazione umanitaria non governativa, afferma che circa una persona su dieci in Burkina Faso è parte degli sfollati interni e che l’insicurezza alimentare è quasi raddoppiata rispetto al 2021, poichè campi coltivati e bestiame sono   abbandonati da chi fugge incalzato dai Jihadisti.