Bianca Maisano: in Vietnam mentre il Covid ritorna

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Pagine di Vangelo nel Vietnam alle prese con le infiltrazioni di Covid a Ho Chi Min City. Le sta scrivendo con la sua presenza di medico missionario Bianca Maisano, Scalabriniana secolare, originaria della diocesi di Lodi, insieme a Marianne e Marina, nella piccola comunità in cui vive da tre anni. Si parla poco in Europa di Vietnam, come se tutto si fosse fermato all’epoca della guerra terminata nel 1975 e poi dell’ondata dei boat people degli anni Ottanta ma «da allora silenziosamente, all’ombra della grande potenza cinese, il Paese si è risollevato economicamente e dal 1986 ha stretto rapporti commerciali con mezzo mondo, sviluppando in maniera sempre più spinta, un modello di socialismo capitalista» spiega Bianca.

Proprio per la vicinanza alla Cina, nei mesi scorsi si era temuto che la pandemia di Covid 19 potesse dilagare in Vietnam ma, scrive ancora la missionaria Scalabriniana secolare «fino alla fine di luglio la pandemia aveva registrato pochissimi casi di contagio (poco più di 400) e nessun morto nonostante un lungo confine con la Cina e una popolazione di 97 milioni di persone. La reazione di contenimento era stata immediata, quasi spropositata: lockdown totale, chiusura delle fabbriche, delle frontiere, specialmente con la Cina. Le scuole all’inizio della pandemia, nel mese di gennaio, erano già chiuse per le vacanze del Capodanno lunare e così sono rimaste fino a metà maggio».

Durante questi mesi la piccola comunità Scalabriniana ha dovuto interrompere le attività formative della scuola per i figli di immigrati dalle campagne, non registrati all’anagrafe e quindi ufficialmente senza diritti, nemmeno quello di studiare. Nel frattempo la macchina di propaganda governativa ha condotto «una vigorosa campagna di sensibilizzazione, attingendo alle immagini di guerra e alla retorica per unire la gente nella lotta contro un nemico comune. Gli altoparlanti di tutti i quartieri di periferia, hanno continuato ad informare le persone e a dare istruzioni precise. Giornalmente ci raggiungevano sms anche in inglese, sui nostri telefonini. E da subito è stata promossa la diffusione sui social di un video educativo divenuto immediatamente virale. Qui le mascherine si usano sempre, per l’inquinamento, e la richiesta di indossarle nei luoghi pubblici non ha trovato alcuna resistenza».

Pochi giorni fa il quadro è cambiato, a dimostrazione che con il Coronavirus non si può mai abbassare la guardia, come spiega Bianca: «Proprio il 30 di luglio scorso, in coincidenza con la pausa estiva ed l’incremento del numero di persone nei luoghi turistici, oltre ad alcuni passaggi clandestini dalla frontiera con la Cina, sono iniziati ad apparire i primi contagi e, dall’inizio di agosto i focolai nel Paese si stanno moltiplicando. Immediatamente il governo ha ripristinato il lockdown ed attualmente si sperimenta un clima di paura e di sospensione. Difficile immaginare in questo momento l’evoluzione: il numero di morti, dieci il 6 agosto, sembra in crescita».

Nel Paese asiatico in cui i cristiani sono il 9% circa della popolazione, il periodo del distanziamento sociale si è trasformato in un’occasione preziosa per stringere legami di prossimità, soprattutto con gli ultimi perché conclude Bianca «ci siamo accorte che una massa di persone hanno perso il lavoro in questi mesi e molti migranti interni hanno abbandonato questa città e sono ritornati nelle loro province di origine, nel Centro, nel Nord o nell’area del Delta del fiume Mekong. Silenziosamente la periferia si è spopolata e sono apparsi cartelli “Affittasi” un po’ dovunque. Senza attività commerciali ambulanti, senza poter neppure vendere i biglietti della lotteria, (mezzo di sostentamento sociale promosso dal Governo) i più poveri sono rimasti qui ma spesso ridotti alla fame. Le Caritas parrocchiali, ma anche negozi privati hanno attivato distribuzioni gratuite di sacchi di riso o di generi alimentari di prima necessità. È stato così naturale anche per noi cercare di condividere quello che potevamo, inserite in un movimento di solidarietà ed aiuto reciproco che non poche volte ci ha stupito».