Attentato nel Kivu: a Beni ambulanze con i feriti, il Nobel Mukwege chiede giustizia

L'attentato di ieri in una chiesa pentecostale di Kasindi sconvolge il Paese, "è un crimine di guerra".

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“Oggi è stata una sfilata continua di ambulanze per trasportare i feriti da Kasindi, il villaggio di confine con l’Uganda dove è avvenuto l’attentato, fino a Beni.
Chi era a Beni mi racconta di un gran caos e di un via vai continuo di auto. Si contano 87 feriti, tre di loro purtroppo si son aggiunti alla lista dei morti”.
Lo riferisce don Giovanni Piumatti che dall’Italia è in contatto continuo con testimoni ed amici del Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, dove ieri mattina durante la messa una bomba è scoppiata in chiesa. (leggi la news di ieri di Popoli online)
Circa il numero delle persone uccise barbaramente con l’ordigno esplosivo artigianale (corpi dilaniati e bruciati), le informazioni sono ancora troppo discordanti: alcuni siti d’informazione congolesi parlano di sette vittime, altri di 17.
Alle quali nel corso delle ore se ne sarebbero aggiunte altre tre.
“Pare comunque che nel mirino non ci fossero i pentecostali, ma piuttosto ogni luogo affollato è un possibile target: i terroristi, che sono quelli dell’Adf affiliati all’Isis africano, puntano a fare molte vittime”, dice.

L’attentato non ha un movente, se non una ritorsione nei confronti dell’esercito congolese che in quella zona sta sempre di più ricacciando la milizia armata ADF nella foresta. Ieri è comparsa comunque una sorta di rivendicazione da parte dell’Isis dell’Africa Centrale, declinazione africana di Daesh, che dunque potrebbe ben avvalersi dei miliziani ADF.

Con un comunicato stampa il medico Premio Nobel per la Pace Denis Mukwege (che appena un mese fa aveva incontrato il papa a Roma) ha condannato molto duramente l’attentato, chiedendo una reazione forte da parte dello Stato.

Don Piumatti con un gruppo di persone sequestrate e poi rilasciate dai ribelli.

“Questo massacro costituisce senza alcun dubbio un crimine di guerra – ha scritto Mukwege  – Lo condanniamo fermamente e dovrà determinare una forte reazione da parte dello Stato, affinchè ognuno possa esercitare la sua fede in tutta tranquillità”.
Finora è stato arrestato un uomo, ritenuto tra i responsabili, di origini keniane.
L’instabilità del Kivu è con tutta evidenza qualcosa di più di una mancanza di sicurezza, ma determina uno stato di guerra: tra gli aggressori ci sono le oltre 100 milizie armate, ma soprattutto l’Adf, legata all’Uganda, e l’M23 legato al Ruanda, che agiscono la prima attorno a Beni, la seconda nell’area di Goma.
In queste ore l’Uganda ha annunciato di volersi far carico dei feriti (di certo quasi 90 persone), curandoli nell’ospedale di Mpondwe, entro i suoi confini: la notizia è stata divulgata dal generale di Brigada Mugerwa, comandante della Divisione de Montagne del Paese, dopo una consultazione con il governo militare del Nord-Kivu.
Dal 2017 ad oggi le vittime degli attentati nel Kivu sono 18.618, tra civili e militari, secondo i dati aggiornati e contenuti nel The Kivu Security Tracker, progetto di ricerca e assemblaggio dati e report di Human Rights Watch e il Congo Research Group.
 L’ultimo attentato da parte dell’ADF, di matrice jihadista, risale all’11 gennaio 2023, quando nel villaggio di Uesa in Irumu sono stati uccisi 5 civili.
Don Piumatti ci spiega che le notizie che i missionari, la Chiesa locale e le autorità riescono ad ottenere sui miliziani vengono molto spesso da persone sequestrate che poi vengono liberate: ci mostra alcune delle foto di uomini finalmente liberi, ostaggio per diverso tempi dei ribelli Maimai, nel sud di Lubero.