Apre il Sinodo sulla sinodalità: finalmente insieme per essere “Chiesa che si fa colloquio”

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«Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme. No. Siamo qui per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi». Lo ha detto questa mattina il papa nell’omelia della celebrazione eucaristica in piazza San Pietro, nel giorno della memoria di san Francesco d’Assisi, in cui si apre la sedicesima Assemblea ordinaria del Sinodo sulla sinodalità che si concluderà domenica 29 ottobre. All’assemblea prendono parte 353 membri con diritto di voto provenienti da tutto il mondo, tra cui- per la prima volta – 54 donne.

Questo Sinodo che chiude la “fase continentale” ed è occasione per riflettere e programmare i cambiamenti ecclesiali, seguendo le direttive centrali della comunione, della partecipazione e della missione. Il processo di ascolto è iniziato nel 2021 nelle Chiese locali, interpellando Conferenze episcopali (con il coinvolgimento di 112 su 114) e i Sinodi delle Chiese orientali cattolici.

Durante la celebrazione eucaristica di questa mattina, con la presenza anche dei 21 nuovi cardinali nominati dal Concistoro, il papa ha parlato di una Chiesa che «con animo lieto, contempla l’azione di Dio e discerne il presente. E che, fra le onde talvolta agitate del nostro tempo, non si perde d’animo, non cerca scappatoie ideologiche, non si barrica dietro convinzioni acquisite, non cede a soluzioni di comodo, non si lascia dettare l’agenda dal mondo» ha detto papa Francesco.

A tutti, ha ricordato quale è il compito fondamentale di questo Sinodo, che il popolo di Dio vive come un importante occasione di rinnovamento: «ricentrare il nostro sguardo su Dio, per essere una Chiesa che guarda con misericordia l’umanità. Una Chiesa unita e fraterna, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno».

Essere una Chiesa ospitale, in un tempo complesso, pieno di «sfide culturali e pastorali nuove» è lo scopo del dialogo sinodale, durante le intense giornate di lavori definite una «“marcia nello Spirito Santo” che compiamo insieme come Popolo di Dio» per crescere nell’unità e nell’amicizia con il Signore diventare, per usare una espressione di san paolo VI «una Chiesa che “si fa colloquio”».

A tutti il papa chiede il coraggio di non essere «una Chiesa rigida, che si arma contro il mondo e guarda all’indietro; una Chiesa tiepida, che si arrende alle mode del mondo; una Chiesa stanca, ripiegata su sé stessa». Confida in questo papa Bergoglio, concludendo: «Se il Popolo santo di Dio con i suoi pastori, da ogni parte del mondo, nutre attese, speranze e pure qualche paura sul Sinodo che iniziamo, ricordiamo ancora che esso non è un raduno politico, ma una convocazione nello Spirito; non un parlamento polarizzato, ma un luogo di grazia e di comunione. Lo Spirito Santo, poi, spesso frantuma le nostre aspettative per creare qualcosa di nuovo, che supera le nostre previsioni e le nostre negatività».