A Gaza è saltato ogni Diritto, la vendita di armi ad Israele equivale a complicità

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L’Italia «rischia di venire accusata di complicità in atti di genocidio».

E ciò potrebbe «tradursi in azioni legali davanti ad istanze internazionali».

Il nostro Paese ha una «responsabilità non solo politica e morale ma anche giuridica».

In altre parole deve «sospendere ogni forma di assistenza che possa contribuire alla perpetrazione del genocidio nella Striscia di Gaza», pena la condanna.

A dirlo è il giurista e docente di Diritto penale internazionale alla John Moores University di Liverpool, Triestino Mariniello, intervenuto ieri in conferenza stampa alla Camera dei deputati.

Per essere ancora più espliciti, dice Mariniello: «la prosecuzione della vendita di armi e la fornitura di materiali dual use, nonché il sostegno logistico ad Israele, sono atti materiali che rafforzano l’apparato militare israeliano».

Non si tratta di illazioni ma di fatti concreti, che prescindono le opinioni politiche.

Questi fatti «possono configurare la complicità italiana in un genocidio».

Il docente ha argomentato che «l’obbligo di prevenire il genocidio non è una formula di principio ma un dovere inderogabile che nasce quando uno Stato viene a conoscenza di un rischio reale».

Nel momento storico che stiamo vivendo, ha spiegato anche il giornalista di inchiesta Ferruccio Sansa, «la prima preoccupazione è per le vittime umane, ma tra le vittime ci sono anche il Diritto, le regole e la trasparenza».

Tre capisaldi che nel caso di Gaza sono del tutto saltati.

«A Gaza è stata travolta qualsiasi conquista e qualsiasi regola», dice.

«In Ucraina siamo schierati con il Paese invaso anche se la questione è più complessa, mentre a Gaza siamo evidentemente dalla parte di chi sta compiendo un atto di invasione e genocidio, e risultiamo complici».

Più nello specifico, ha ribadito la deputata Stefania Ascari, «la vendita di sostanze esplosive e di micce provenienti dall’Italia, usate dall’esercito israeliano per radere al suolo Gaza, i pezzi di ricambio prodotti dalla Leonardo Spa per gli aerei militari, centinaia di milioni di acquisti in armi che finanziano i sistemi militari industriali di Israele, nonchè l’avallo delle ‘vacanze di decompressione’ per militari israeliani, reduci da Gaza», possono costarci cari.

L’Italia dovrà risponderne a livello penale.

All’incontro hanno partecipato anche la giornalista Stefania Maurizi, che ha parlato dell’ultima inchiesta sui soldati israeliani giunti nel Conero, in Italia, per le cosiddette ‘vacanze di decompressione’ dalla guerra, e la giurista Michela Arricale.

La quale ha svelato come, il prossimo primo ottobre verrà depositata una denuncia presso il procuratore della Corte Penale internazionale, nei confronti di esponenti del governo italiano.

«Noi siamo parte dello statuto della Corte penale internazionale – ha ricordato – e quindi speriamo che una volta depositata la denuncia, questo sia un pungolo per la nostra giurisdizione.

In caso contrario si aprirà un fascicolo nei confronti degli esponenti del governo italiano».