A Bangui i poveri al primo posto, inaugurato ospedale pediatrico

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Molti dei nostri lettori ricorderanno che il 29 novembre del 2015, papa Francesco aprì la porta Santa del Giubileo della Misericordia nella capitale della Repubblica Centrafricana, Bangui.

In quell’occasione, egli offrì al mondo una straordinaria lezione di fede, affermando la centralità dei poveri, dal punto di vista dell’evangelizzazione.

Ebbene, lo scorso 2 Marzo, in quella stessa città africana, è avvenuto un qualcosa che ha davvero dato senso e significato a quelle parole del pontefice, proferite nella convinzione che essere cristiani significa dare concretezza evangelica a ciò che viene detto.

Dopo due anni e mezzo di lavori è stato infatti inaugurato il Centro per il trattamento della malnutrizione per i bambini, nell’ambito dell’unico ospedale pediatrico, per l’occasione ristrutturato, della Repubblica Centrafricana, uno dei Paesi a più basso indice di sviluppo umano al mondo (187° su 188).  

La presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc e l’elemosiniere pontificio, cardinale Konrad Krajewski, hanno tagliato il nastro del presidio ospedaliero ristrutturato e ampliato per volontà di papa Bergoglio che l’aveva visitato proprio in occasione dell’apertura della Porta Santa dell’Anno della Misericordia.

Le parole del Santo Padre sono risuonate, attraverso un videomessaggio, nel quale ha manifestato l’augurio che l’ospedale “possa diventare un centro di eccellenza, dove i bambini possano trovare risposta e sollievo alle loro sofferenze con tenerezza e amore”.

All’inaugurazione erano presenti tra gli altri, il nunzio apostolico nella Repubblica Centrafricana, monsignor Santiago De Wit Guzmán; il precedente nunzio a Bangui e attuale nunzio in Messico, monsignor Franco Coppola; il presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin-Archange Touadéra, il ministro della salute Pierre Somsé, il sindaco di Bangui, Blaise Nakombo, il comandante della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani e il direttore di Medici con l’Africa Cuamm, don Dante Carraro.

La cerimonia è stata segnata dalla commozione dei presenti per il conferimento, da parte del presidente della Repubblica Centrafricana, dell’onorificenza di commendatore per  meriti speciali alla signora Enoc e del titolo di ufficiale per gli stessi meriti alla sue due strette collaboratrici Ombretta Pasotti e Marta Brancaleoni.

La Repubblica Centrafricana è stata sconvolta da violenti conflitti civili interni, l’ultimo dei quali scoppiato nel 2013, con effetti devastanti sulla popolazione locale, in particolare i bambini.

Ma al di là della narrazione, è importante sottolineare che quanto è avvenuto a Bangui, alla prova dei fatti, ha attualizzato i fondamentali del pensiero del pontefice, all’insegna della periferia, locus per eccellenza della missione.

Come sottolineato dallo stesso papa Francesco nel suo videomessaggio per l’occasione, “la prima cattedrale ad aprirsi per l’Anno Santo nel 2015 è stata quella della capitale centroafricana e non quella di San Pietro”.

E il Santo Padre – ha commentato il cardinal Krajewski – “in nome della Misericordia, non ha mai lasciato questo Paese”, dimostrando “di essere dichiaratamente dalla parte dei poveri”.

Ecco che allora non solo la Porta Santa a Bangui è rimasta sempre spalancata come segno di accoglienza incondizionata, ma la Chiesa centroafricana ha fatto la scelta d’essere con gli ultimi, coloro che sopravvivono nei bassifondi della Storia.

Si tratta evidentemente di un “Mondo capovolto” all’insegna delle Beatitudini, che trovò la sua “primigenia inspiratio” nella visita che papa Francesco fece all’ospedale pediatrico di Bangui quando durante la sua visita giubilare del 2015, incontrò numerosi bambini in grave stato di denutrizione, ricoverati sotto delle tende, in condizioni penose.

“Un’esperienza straziante” confessò alla Enoc il papa che, attraverso il coinvolgimento dell’ospedale Bambino Gesù, della sua fondazione, unitamente con Medici con l’Africa Cuamm e Azione contro la fame, ha destinato al progetto di Bangui 3 milioni di euro delle donazioni a lui pervenute in diverse occasioni. A questi fondi si è aggiunta la somma di 750 mila euro ricavate da varie iniziative di solidarietà promosse dalla Gendarmeria vaticana e un’altra donazione di una parrocchia di Novara (circa 1 milione di euro).

La cerimonia di Bangui è avvenuta qualche giorno prima del “compleanno” dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma che il 19 marzo festeggerà i suoi 150 anni dalla fondazione. Esprimendo gioia per questa felice coincidenza, la presidente Enoc ha ricordato che “le radici sono importanti perché consentono a un albero di crescere dritto e robusto e di aprire verso il futuro nuovi rami e nuove gemme”.

D’altronde, come lei stessa ha sottolineato, “il futuro dell’Ospedale Bambino Gesù è costituito dalla ricerca scientifica per dare un nome a malattie ancora senza diagnosi e cura e dalla condivisione della conoscenza che abbiamo raggiunto a livello clinico e scientifico”.

Ed è quello che “continueremo a fare nell’ospedale di Bangui, negli altri 9 paesi del mondo con cui abbiamo progetti di collaborazione e formazione e dovunque ci chiederanno di metterci a servizio di bambini sofferenti”.