La Chiesa di Palermo sente «il dovere di porre segni alternativi di ‘disperata speranza’».
E la «Global Sumud Flotillia è uno di questi segni: sono convinto infatti che l’unica via umana ed evangelica per contrastare la guerra in maniera non violenta sia la contrapposizione, lo schieramento di corpi inermi sul fronte dei belligeranti.
Corpi viventi e disarmati che pongono la loro presenza quale principio e pensiero di un mondo nuovo».
L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice prende così una posizione netta e inequivocabile a sostegno della missione umanitaria della Global Sumud Flotillia, dal prossimo 7 settembre in viaggio per Gaza nel tentativo di portare cibo e beni di prima necessità ai palestinesi assediati. (qui)
«L’estrema destra della politica israeliana (che non rappresenta in alcun modo la totalità dei cittadini di Israele) – ha detto l’arcivescovo nel suo appello – ha trasformato la reazione all’attentato (del 7 ottobre ndr.) in un progetto dichiarato di genocidio e di deportazione del popolo palestinese».
«Un progetto che ha come obiettivo ultimo la fine di ogni possibilità di costruire uno Stato di Palestina, grazie anche alle gravissime violazioni del diritto in corso da anni in Cisgiordania».
Monsignor Lorefice ha pronunciato queste parole in un video messaggio inviato nel corso della conferenza di stampa di ieri in Senato, organizzata da due deputate del Movimento Cinque Stelle e dal Global Movement to Gaza, l’associazione di cittadini e cittadine che prenderanno parte alla missione in mare.
«Di fronte a tutto questo credo che siamo chiamati a reagire, non come esponenti di un partito ma come uomini e donne che vogliono rimanere fedeli al senso dell’umano – sono ancora parole del prelato –
E’ l’umanità ad essere in gioco, simbolicamente a Gaza: quell’umanità che pare sparire dall’orizzonte della politica contemporanea.
Dominata dalle derive nazionalistiche e dalla competizione e guerra ai poveri e ai migranti.
Ecco, in nome del Vangelo, a cui è ispirata la vita di tanti credenti sparsi per il mondo: in nome del vangelo della pace a cui ci richiama il papa, sentiamo il dovere di dire no e no a tutto questo.
Di porre segni alternativi di disperata speranza».
La Global Sumud Flotillia è uno di questi segni: sono convinto infatti che l’unica via umana ed evangelica per contrastare la guerra in maniera non violenta sia la contrapposizione: lo schieramento di corpi inermi sul fronte dei belligeranti.
Corpi viventi e disarmati che pongono al loro presenza quale principio e pensiero di un mondo nuovoo.
Ringrazio di cuore tutti coloro che stanno scommettendo se stessi in un’azione che a i miei occhi richiama ovviamente le grandi marce non violente di Ghandi e Martin Luther King: ne sono toccato e ne sono commosso.
Alle orecchie della nostra coscienza umana e cristiana risuonano ancora le parola di Don Tonino Bello nell’andare a Sarajevo: “la pace va osata”.
Straordinariamente eloquente il segno di pace e solidarietà posto da questa audace rotta: insieme a quanti prenderanno il largo diciamo no alla guerra e al genocidio, e diciamo sì alla vita e alla pace per tutti.
E in primo luogo per il popolo di Palestina, assoggettato ad una sofferenza atroce e totalmente ingiustificata.
Il gesto della Sumud Flotillia è anche un segno di amicizia verso tutti i fratelli e le sorelle ebrei.
Contro il suicidio di Israele voluto dal suo governo, contro la loro volontà di rendere il futuro di Israele un deserto di odio e di violenza, perchè di questo si tratta, noi da domani poniamo la memoria del Dio che stronca le guerre.
Che spezza archi e lance e che brucia col fuoco gli scudi, che difende l’orfano e la vedova».
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