Non solo G20: “The Last 20” dicono la loro

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Sono i 20 Paesi più “impoveriti” della Terra, cioè gli “ultimi”, ed hanno voluto far sentire la loro voce per descrivere come l’ingiusta distribuzione delle risorse, i mutamenti climatici e le guerre incidano pesantemente sulle popolazioni più dimenticate del mondo.

Dei 20 “ultimi” Paesi del pianeta, 17 sono in Africa, mentre tre in Asia. I loro rappresentanti – espressione di ong, associazioni, comunità di stranieri presenti in Italia e in Europasi sono riuniti lo scorso fine settimana, dal 22 al 25 luglio, a Reggio Calabria, per confrontarsi su tematiche relative a immigrazione, accoglienza, cooperazione decentrata, ruolo dell’Europa rispetto agli ultimi 20 Paesi, riunitisi in “The Last 20”.

L’occasione scelta è stata la concomitanza con gli incontri del G20, cioè l’assise dei “grandi della Terra”, radunati a Napoli nello stesso periodo.

Gli organizzatori di “The Last 20” (qui la loro pagina web) sottolineano che i loro non sono Paesi “poveri”, ma “impoveriti” a causa dello sfruttamento coloniale, delle guerre, dei conflitti etnici e delle catastrofi climatiche.

Si tratta di Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea Bissau, Libano, Liberia, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan e Yemen.

A conclusione dell’incontro è stato redatto un comunicato finale che i rappresentanti di “The Last 20” vogliono far circolare il più possibile e indirizzare ai “grandi della Terra”.

Il documento di intitola “Salviamoci insieme” e denuncia il «gravissimo stato d’allarme di Madre Terra», di fronte al quale è forte il dovere di far fronte alle sfide planetarie sul clima, partendo dalla prospettiva dei popoli “impoveriti”, definiti «prime vittime dei cambiamenti climatici».

«In questi giorni, non lontano da qui, a Napoli – prosegue il comunicato finale diffuso ieri, domenica 25 luglio – i 20 Paesi più industrializzati, che producono il 90% del Pil mondiale e sono responsabili dell’emissione dell’85% dei gas serra, si sono riuniti per cercare un accordo sul clima.

Ma sui 60 articoli dell’accordo sono rimasti bloccati sui due più importanti e fondamentali per contrastare la deriva della crisi socio-ambientale: l’accelerazione dei tagli alle emissioni di CO2 e lo stop al “pensionamento del carbone”», denunciano i rappresentanti di “The Last 20”.

«Per dare un presente e un futuro al pianeta – concludono – vogliamo ricordare ai grandi della Terra che siamo soggetti della storia e soltanto riducendo consumi e sprechi nei Paesi più ricchi e fermando la rapina delle risorse naturali nei nostri Paesi possiamo uscire dalla crisi socio-ambientale e dalla spirale del debito, per abbracciare un nuovo modello di sviluppo che dia protagonismo ai nostri comuni sogni e speranze. Solo così, tutti sulla stessa barca, possiamo salvarci insieme!».

“The Last 20” non si conclude qui: proseguirà dal 10 al 12 settembre a Roma, per approfondire il tema della lotta alla fame e alla povertà; dal 17 al 21 settembre in Abruzzo e Molise per affrontare la questione del dialogo interreligioso e della pace; dal 23 al 26 settembre a Milano per trattare temi come sanità, impatto del mutamento climatico, resilienza.

“The Last 20” si concluderà a Santa Maria di Leuca il 2-3 ottobre prossimi con la stesura di un documento definitivo da presentare nelle sedi internazionali.