Sud Sudan, p. Carlassare: “cerimonia solo rimandata, ma torno presto a Rumbek”

In una lunga intervista al Sir, il vescovo ferito in un agguato si racconta e dice: "sogno un Paese senza più conflitti".

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Anche se la cerimonia di ordinazione, prevista per il 23 maggio è stata rimandata, il vescovo di Rumbek, in Sud Sudan, padre Christian Carlassare, è certo di voler tornare in diocesi, dove i suoi fedeli lo attendono con ansia.

Certo che voglio tornare a Rumbek, il mio impegno c’è ancora. Quando mi è arrivata la nomina sapevo di andare in una diocesi con problematiche forti, perché da dieci anni non c’era un vescovo– racconta oggi all’agenzia stampa SIR il comboniano ferito alle gambe in un agguato pochi giorni fa – Quando ho detto di sì sapevo che sarei andato incontro ad una situazione difficile, dove ci sarebbe stato bisogno di fare chiarezza”.

Il Sir pubblica oggi un lungo colloquio telefonico col neo-vescovo che si trova per le cure a Nairobi.

“Avevo già sentito di vari problemi, anche di avvenimenti violenti contro alcuni preti o suore – spiega Carlassare – Arrivato a Rumbek ho cercato di collaborare con tutti, cercando di capire dove fossero le buone intenzioni e dove invece le mancanze. Ovviamente nessuno è completamente malvagio, quindi ho cercato di collaborare con tutti, anche con quelle persone di cui avevo sentito storie o accuse preoccupanti”.

Padre Christian dice di voler attendere che la giustizia faccia il suo corso, prima di pensare alla cerimonia per la sua ordinazione a vescovo.

“Aspetto che l’indagine vada avanti, che trovino i colpevoli, che ci sia un giudizio e siano capaci di garantirmi sicurezza nel momento in cui vado e non ci sia un altro attacco del genere”, afferma.

Tra le 24 persone arrestate vi sono anche alcuni preti e collaboratori della diocesi.

“Non sono al corrente delle indagini – dice il comboniano – Ma ho sentito dire che ci sono stati  altri arresti di persone coinvolte o che hanno supportato l’idea. Penso che esecutori e mandanti siano pochi”.

Padre Christian fin da subito ha parlato di perdono verso i suoi aggressori e ripete:

“Ci ho tenuto molto e ci credo: pur chiedendo giustizia ed esigendo un percorso secondo legalità, c’è bisogno anche di un perdono interiore. Non significa tornare a tutto com’era. I cuori devono essere sanati dal perdono. Perdonare è prima di tutto un bisogno che nasce dentro di me”.

 Per leggere l’intervista per intero clicca qui.