Dai missionari a Pax Christi: “Bettazzi spirito profetico, scomodo e missionario”

Il ricordo di tre missionari che hanno conosciuto ed amato il vescovo emerito di Ivrea, don Luigi Bettazzi.

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Un vescovo ‘scomodo’, con lo spirito del missionario profetico, incarnato nel mondo, grande amico di don Tonino Bello, in pima linea per la pace e i diritti.

Dalla parte dei popoli e non del potere; contro le guerre, la militarizzazione, le armi, a favore della risoluzione politica dei conflitti e per la non violenza.

Tutto questo è stato monsignor Luigi Bettazzi, per 33 anni vescovo di Ivrea, Presidente emerito di Pax Christi, deceduto il 16 luglio all’età di 99 anni.

Di lui ci parlano alcuni testimoni che lo hanno conosciuto, tra i quali don Renato Sacco, consigliere di Pax Christi, tracciando un ricordo niente affatto scontato dell’ultimo padre Conciliare.

«Non è giusto ed è irrispettoso fare oggi, di Bettazzi un santino: era un uomo di lotta e non un santino», dice don Sacco.

«Spesso monsignor Bettazzi veniva visto dentro la Chiesa come una persona scomoda, perchè diretta e coerente; ma poichè era gioviale e socievole qualcuno si limitava a ridurlo ad un uomo capace di raccontare delle barzellette».

Ma Bettazzi era tutt’altro che leggero, ironico certamente, ma «uomo di grande coerenza e di grandi scelte, che non taceva», racconta don Renato.

«Ha testimoniato la sua missionarietà senza fare sconti a nessuno».

«Ha sempre vissuto  fino all’ultimo con lo spirito del Concilio Vaticano II che ti chiede di vivere, di esserci e non solo di osservare, perchè la Chiesa non è un’altra società rispetto alla nostra, ma è nel mondo», spiega.

Luigi Bettazzi è stato voce della non violenza, divenuto vescovo a 40 anni tanto da partecipare al Concilio Vaticano II dal 1962 al 1965, «un servitore del vangelo, come Oscar Romero».

«Dal Vietnam all’Ucraina, passando per l’Iraq, la Bosnia, il Kossovo (con la marcia della pace nel 1992), la Palestina, e persino per il Burundi», si è sempre opposto alla scelta politica delle armi, racconta Sacco.

Don Renato ricorda che «andò in Burundi, dove c’erano diversi missionari della diocesi di Ivrea e teneva loro dei corsi, facendo degli aggiornamenti anche filosofici per dare loro un supporto».

L’ultimo suo intervento pubblico, molto efficace, risale ad un’intervista sull’Ucraina, in piazza con Michele Santoro, a maggio scorso, dove disse: «la pace è una mia missione».

«E’ vero che la Chiesa ha sempre parlato di guerre giuste, perfino di guerre umanitarie ma Papa Giovanni ha detto che la guerra è fuori dalla ragione e Papa Francesco che è una follia», disse in quell’intervento.

Dice di lui Fra Ettore Marangi, frate francescano e missionario in Kenya:

«Bettazzi è entrato molto presto nella mia vita, quando ero ancora un giovane liceale e venne a tenere un incontro con gli studenti a Martina Franca;

mi sorprese e e mi infastidì parzialmente perchè il cammino di fede che portavamo avanti nella nostra parrocchia era piuttosto intimistico mentre lui coniugava il vangelo non solo con la realtà sociale e politica, ma lo faceva in modo profetico.  

Diciamo che ebbe un influsso molto positivo su di me a partire da questo incontro che mi sconvolse».

Marangi aggiunge:

«è uscito presto dal modello di vescovo come amministratore della propria diocesi e ha incarnato il modello di dimensione missionaria che dovrebbe essere di ogni vescovo che si manifesta verso la sollecitudine  anche per tutte le chiese, per la chiesa universale non solo per la propria».

Dice di lui Maria Soave Buscemi, missionaria fidei donum laica e biblista:  «tutte le volte che ho proposto la lettura popolare della bibbia, qui alla casa di Pax Chirsti a Firenze, e anche al compimento dei suoi 99 anni, monsignor Bettazzi era sempre presente col suo quadernetto a prendere appunti e diceva: “che bello! avessi saputo tutte queste cose prima sarebbero state di grande aiuto nel cammino di pastorale della Chiesa».

Soave gli ricordava di essere l’ultimo padre conciliare e che «lo testimoniava grazie al suo voler camminare insieme. Oggi dico grazie per il regalo che monsignor Bettazzi è stato per la nostra chiesa, popolo di dio».