La guerra? Una “roba da matti”: parla il presidente di Pax Christi

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In questa intervista con Popoli e Missione monsignor Giovanni Ricchiuti spiega perchè le azioni “che nascono nella violenza non possono che produrre altra guerra e impoverimento”.  Anche le cosiddette ‘Missioni di pace’.

La guerra? Una follia, come la definiva Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in Terris. Una «roba da matti» come diceva don Tonino Bello, predecessore di monsignor Giovanni Ricchiuti, da sette anni alla presidenza di Pax Chiristi.

Vescovo di Altamura – Gravina-Acquaviva delle Fonti, monsignor Ricchiuti denuncia i meccanismi di violenza, gli interessi e le speculazioni alla base dei conflitti nel mondo.

«Non capisco perché dopo tutte le guerre della storia dell’umanità – dice il vescovo -, ancora si continui a camminare sulle strade della violenza e non verso il superamento dei conflitti senza l’uso delle armi.

Vent’anni fa siamo stati spettatori attoniti della tragedia delle Torri gemelle, e oggi, nonostante le marce, gli appelli, le manifestazioni di tanta gente nelle piazze di tutto il mondo, dobbiamo assistere al riaccendersi della violenza in Afghanistan.

Con l’aggravante, che i contingenti occidentali sono stati inviati per punire gli attentatori, e invece si è colpito un popolo intero».

Papa Francesco non si stanca di ripetere che la guerra non è mai una soluzione di un problema ma la creazione di altri, e il clamoroso fallimento della ventennale presenza occidentale in Afghanistan lo ha dimostrato ancora una volta.

Nel frattempo sono stati fatti investimenti enormi in armi, quando per aiutare realmente il Paese sarebbe stato necessario costruire scuole e ospedali.

Come mai tanta parte del Paese è rimasta impermeabile al contatto con la presenza occidentale?

La posizione di Pax Christi, il movimento nato nel 1954 per volontà di monsignor Giovan Battista Montini, allora in Segreteria di Stato Vaticana, sulla situazione attuale in Afghanistan è molto chiara, come ribadisce il suo presidente:

«Non si può esportare la democrazia con le armi come è stato fatto in questi anni, infatti abbiamo visto che dopo il ritiro dei contingenti è tutto crollato come un castello di carte. Parliamo di un dramma che è costato un investimento di duemila miliardi di dollari di armamenti.

Gino Strada, fondatore di Emergency che tutti ricordiamo con grande rispetto e stima, disse che se “si fosse impiegato il 10% di quanto è costata la missione in Afghanistan per la cooperazione per cambiare il volto del Paese, sarebbe diventato la Svizzera della regione”».

E cosa resta oggi nel Paese dei Talebani dell’Occidente, di chi è andato lì con la pretesa di esportare democrazia e civiltà?

Quale civiltà possono esportare gli europei che hanno pagato con milioni di morti due conflitti mondiali solo nello scorso secolo?

«Ricordiamo cosa è accaduto in Vietnam, in Iraq – continua monsignor Ricchiuti -. Le azioni che nascono nella violenza non possono che produrre guerra e impoverimento. Resta solo la speranza che tutti i popoli possano arrivare all’autodeterminazione, con la libertà di ogni popolo di decidere per il proprio futuro.

Se poi quel popolo chiede aiuto, perché no? Ma l’aiuto deve essere chiesto dai protagonisti. Non si porta aiuto con le armi».

Come mai una lunga “missione di pace” non è riuscita a gettare veri semi di cambiamento della società? Si possono confrontare le logiche e le speculazioni della geopolitica con quelli pacifici e millenari dell’evangelizzazione che ha camminato nel mondo attraverso l’inculturazione?

«La storia dell’evangelizzazione ci insegna che per cambiare una società 20 anni non sono nulla, ci vogliono generazioni per vedere i frutti del cambiamento – spiega il presidente di Pax Christi –Mettiamo in chiaro che continuiamo a chiamare “missioni di pace” l’impegno di contingenti di soldati che imbracciano il mitra».

 «Siamo sempre Fratelli tutti. Se gli afghani non ci confonderanno col mondo occidentale si apriranno nuove vie di dialogo e collaborazione. Siamo tutti figli di Dio ed è nel riconoscerci in questa fraternità universale che si apriranno vie di salvezza».