«Possiamo e dobbiamo costruire una convivenza globale, creando meccanismi per regolare i conflitti: la politica nasce per dirimere i conflitti. Che in sè sono generativi, la guerra no».
Per fare questo «le Nazioni Unite vanno riformate, non distrutte».
Lucia Capuzzi, giornalista inviata di Avvenire, è intervenuta con queste parole ieri a Roma, alla presentazione del Rapporto di Caritas Italiana ‘il ritorno delle armi, guerre del nostro tempo’.
Il volume, a cura di Paolo Beccegato e Walter Nanni per le Edizioni San Paolo, costituisce l’ottava tappa di un percorso di studio sui conflitti dimenticati, avviato da Caritas Italiana nel 2002, che ha dato luogo ad altrettante pubblicazioni editoriali.
«Mentre ci muoviamo in un’era di connessioni istantanee», ha ricordato don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, «l’indifferenza rimane una scelta che ci separa dalla responsabilità e dall’impegno».
Il nuovo Rapporto sui conflitti dimenticati «vuole essere, allora, una voce che rompe il silenzio, un richiamo alla consapevolezza e all’azione.
Ogni pagina è un invito a non dimenticare, a riportare alla luce storie di sofferenza e di resilienza che non trovano spazio nei nostri schermi».
Il Rapporto contiene tra l’altro un sondaggio demoscopico relativo alla conoscenza e alla percezione dei conflitti nell’opinione pubblica.
Il 71% degli intervistati è in grado di citare almeno una guerra degli ultimi cinque anni, conclusa o ancora in corso (nel 2021 era il 53% della popolazione). Il conflitto più spontaneamente citato è quello russo-ucraino (47%).
L’attenzione degli italiani è ancora legata alla dimensione locale: il 65% si interessa di cronaca locale, non di grandi eventi internazionali. Tuttavia, rispetto al 2021 tale attenzione sta aumentando.
L’80% degli italiani considera le guerre come avvenimenti evitabili e non legati in modo indissolubile alla natura profonda dell’uomo (erano il 75% nel 2021).
Buona la fiducia nel ruolo della comunità internazionale per prevenire la guerra o attivarsi per la mediazione tra le parti: il 72% vorrebbe potenziare il ruolo dell’Onu e il 74% non vuole interventi armati ma il ricorso alla mediazione.