Occhi puntati sul conclave, ma a Gaza si continua a morire in attesa della fine

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Mentre gli occhi del mondo sono puntati su piazza San Pietro e il conclave, nella Striscia di Gaza si continua a morire nel terrore della ‘soluzione finale’.

«La situazione continua a essere molto grave.

Ci sono bombardamenti tutto il giorno e anche nella zona della parrocchia, qui a Gaza City.

Delle schegge di bombe sono cadute all’interno di alcune nostre strutture ma grazie a Dio non ci sono stati feriti. Stiamo tutti bene».

E’ la voce di padre Gabriel Romanelli a riportare drammaticamente l’attenzione sulla guerra.

Il parroco della sacra Famiglia di Gaza, parlando con i giornalisti del Sir dice che «da oltre due mesi non arrivano aiuti umanitari all’interno della Striscia e la popolazione è allo stremo.

Mancano, cibo, acqua, medicine. In giro si vedono lunghe file di gente».

I piani di Israele per una occupazione totale di Gaza e la fuoriuscita forzata della popolazione, allarmano le Nazioni Unite.

«Tutto questo porterà inevitabilmente a innumerevoli altre morti di civili e all’ulteriore distruzione di Gaza», ha dichiarato il vice portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq.

«E’ imperativa ora la fine della violenza, non altre morti e distruzioni di civili.

Gaza è e deve rimanere parte integrante di un futuro Stato palestinese».

L’allarme arriva mentre il team umanitario delle Nazioni Unite e altre ong nei Territori Palestinesi Occupati hanno condannato domenica i tentativi di Israele di sostituire il sistema di consegna degli aiuti umanitari con degli hub militari nel sud della Striscia.

Nel frattempo, continuano gli attacchi aerei sull’enclave palestinese: Israele ha bloccato l’ingresso di aiuti e forniture commerciali.

Secondo gli ultimi report delle Nazioni unite nel fine settimana sono state uccise decine di persone e centinaia sono rimaste ferite, compresi i bambini.

«Prendiamo atto dei risultati iniziali riportati oggi dall’IDF, secondo cui un colpo di carro armato ha causato la morte di un collega dell’UNOPS a Deir al Balah, nel centro di Gaza, il 19 marzo 2025 – si legge in un comunicato Onu – 

Questo è coerente con i fatti noti alle Nazioni Unite: l’incidente è stato causato da un colpo di carro armato in una sede Onu.

Deve essere attribuita la piena responsabilità per le gravi violazioni del diritto internazionale che sono state commesse.

Marin Valev Marinov, 51 anni, funzionario bulgaro di UNOPS, è morto tragicamente nell’assalto militare alla sede dell’agenzia».